12 ottobre 1942: il Nuovo Mondo

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-di Giuseppe Esposito-

Alla fine del XV secolo Cristoforo Colombo, che era nato a Genova, viveva ormai da tempo in Portogallo, dove aveva accumulato una notevole esperienza di navigazione. Nel contempo, coltivava interessi nel campo della Geografia e della Fisica terrestre. In questo ambito aveva recepito le teorie di Paolo del Pozzo Toscanelli. Questi era un medico e matematico che aveva disegnato un planisfero sulla scorta della Geografia di Tolomeo riscoperta e tradotta da poco tempo. Dal planisfero di Toscanelli si deduceva la possibilità di raggiungere le Indie navigando verso ovest, attraverso l’Oceano Atlantico. Tuttavia il Toscanelli aveva commesso lo stesso errore di Tolomeo ed aveva sottostimato le dimensioni della terra, per cui attribuiva al viaggio ad ovest, verso le Indie, la metà del percorso reale. Famosa è la sua lettera ad Alfonso V del Portogallo, in cui affermava la possibilità di raggiungere le Indie attraverso l’Atlantico

Colombo conosceva quella lettera di Toscanelli e l’aveva riportata nei suoi diari ed anche lui credeva che tra le coste atlantiche dell’Europa e le coste occidentali dell’Asia non vi fosse nulla.

Nonostante queste convinzioni, tuttavia, non vi era nessuno che avesse il coraggio di intraprendere quel viaggio ritenuto temerario e basato solo su mere ipotesi. Le colonne d’Ercole parevano segnare ancora il limite dell’audacia umana.

Colombo che aveva in mente di tentare quell’avventura stentava a trovare un appoggio. Dopo vari tentativi, finalmente la regina Isabella di Castiglia si lasciò sedurre dall’idea e fornì al navigatore 90 uomini e tre navi di piccola stazza, le caravelle Niña, Pinta e Santa Maria.

La piccola flotta prese il largo dal porto spagnolo di Palos il 3 agosto del1492, ma dopo soli tre giorni di navigazione un danno all’albero della Pinta costrinse ad uno scalo nelle isole Canarie per le necessarie riparazioni. Le navi riresero il mare il 6 settembre con rotta ovest. Il 7 ottobre però, messi in difficoltà dal fenomeno della declinazione magnetica della bussola, Colombo accettò il consiglio di Martin Pinzòn, capitano della Pinta e mise la prua in direzione sud ovest.

Nel frattempo a bordo si diffondeva il malcontento tra gli equipaggi che non credevano più nel progetto del loro ammiraglio. Per fortuna nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre, il marinaio di vedetta sulla coffa intravide delle luci e la speranza di una terra riprese a riempire i cuori.

Da calcoli effettuati successivamente si stima che le navi fossero a 35 miglia ad est delle terre avvistate e sulla natura di quelle luci vi sono diverse interpretazioni. La più immediata è che si trattasse di fuochi accesi dagli abitanti di quelle terre per illuminare i villaggi, ma data la distanza pare improbabile che i fuochi fossero visibili a quella distanza. Un’altra interpretazione attribuisce la luce alla bioluminescenza dei protozoi presenti sulle scogliere. Comunque, quale che fosse la natura delle luci intraviste, nella giornata del 12 le navi toccarono terra su quello che Colombo credette essere il lembo più occidentale delle Indie. Si trattava invece dell’isola chiamata dagli indigeni Guanahani e ribattezzata dal navigatore San Salvador.

Il contratto stipulato coi reali di Spagna prevedeva per Colombo la nomina a viceré delle terre scoperte, un titolo nobiliare trasmissibile ed il 10 % di tutti i metalli preziosi che sarebbero stati acquisiti per la Spagna.

Fu Amerigo Vespucci che nel 1501 si rese conto che le terre toccate da Colombo non erano le Indie, ma che si trattava di un nuovo continente da lui chiamato Nuovo Mondo, ribattezzato poi, in suo onore America.

La scoperta dell’America può essere vista come l’evento inaugurale del dominio dell’Occidente europeo sul resto del mondo. Esso creò infatti le condizioni, da un alto, per la formazione di una economia tendenzialmente unica su scala mondiale e, dall’altro, per l’imporsi del modello europeo di vita e cultura largamente egemone sul pianeta.

Poco dopo l’approdo, Colombo scrisse sul suo libro di bordo:

Vanno tutti nudi come la madre li ha fatti … Essi debbono essere dei buoni servitori e di buon ingegno, perché mi è parso che non avessero nessuna religione.

Dunque, la nudità fisica vista come sintomo di nudità spirituale e religiosa.

Del resto, allo sguardo europeo, sembrava che nelle nuove terre vi fosse un enorme vuoto che sarebbe stato doveroso riempire. Gli europei disconobbero la realtà dei nativi, non comprendine la complessità che fu ridotta alla dimensione del selvaggio e del primitivo. Atteggiamento che porterà qualche secolo più tardi al genocidio dei nativi del nord America.

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