Una leggenda d’amore nella cornice del quadriportico della Cattedrale di Salerno

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Tra le numerose leggende di condottieri, santi, maghi e imprese eroiche legate alla città di Salerno, una in particolare concentra la vicenda che vede protagonisti Guglielmo II, nipote di Roberto il Guiscardo, e la nobile moglie Guaidalgrima (o Gaitelgrima) all’interno dello storico ed elegante quadriportico della Cattedrale del Capoluogo. Figlio di Ruggero Bosa, il normanno Guglielmo II, Duca di Puglia e Calabria e Principe di Salerno tra il 1114 e il 1127, sposò la figlia del Conte Roberto di Alife. Due anni prima di morire, del tutto ignaro del triste destino che lo condusse a una prematura dipartita, il duca decise, nonostante la giovane età, di indicare il luogo della sua futura sepoltura all’interno del Duomo di Salerno. Secondo i racconti del cronista arcivescovo Romualdo Guarna, Guglielmo si spense, purtroppo, giovanissimo all’età di 32 anni, sebbene le cronache parlavano di una salute particolarmente cagionevole. Lasciò la moglie, il 4 agosto del 1127, sola e senza un erede. In preda alla cupa disperazione, Gaitelgrima si tagliò i suoi biondi e lunghi capelli deponendoli nel sarcofago accanto al marito defunto. La leggenda racconta che ogni sera del 4 Agosto, all’interno del quadriportico della Cattedrale, una volta chiuse tutte le porte, si veda una leggiadra farfalla dorata volare dal sarcofago di Guglielmo II per poi scomparire all’arrivo del fantasma della triste e sfortunata Gaitelgrima che, ripete ogni anno il rituale del taglio dei suoi bellissimi capelli da offrire in dono davanti la tomba del marito. Il Duca riposa all’interno di un antico sarcofago d’epoca romana (III secolo d.C.), ben documentato da molti studiosi tra i quali ricordiamo l’archeologa Angela Palmentieri e lo storico Antonio Braca. Entrambi si sono concentrati sul reimpiego degli “spolia” in città nel periodo longobardo-normanno, focalizzando i loro studi sulla Cattedrale, in particolare sul quadriportico con le sue colonne e i capitelli risalenti all’età imperiale e sugli architravi presenti sia all’ingresso del quadriportico che sulla Porta di Bronzo, anch’essi d’epoca romana, e lungo gli ambulacri dell’atrio, dove sono presenti numerosi sarcofagi pagani sempre d’epoca romana. Su di essi alcune iscrizioni e stemmi identificano l’appartenenza del monumento funebre a taluni membri di importanti antiche famiglie salernitane come i Guarna, Ruggi, Capograsso, Rotundo, de Vicariis Del Balzo, Santomagno e appunto quella del Duca Guglielmo II.  Quest’ultimo sepolcro, posto sulla sinistra della Porta di Bronzo, appartiene a una bottega campana che realizzò, nel III secolo d.C., 4 sarcofagi con altorilievi raffiguranti il mito di Meleagro. E’ in pregiato marmo bianco proconnesio, tra i più utilizzati nell’epoca imperiale. Il coperchio è a doppio spiovente (utilizzato soprattutto sulle antiche tombe di tradizione asiatica) e ai lati presenta, a mo’ di decoro, due maschere acroterali angolari. L’altorilievo frontale della tomba raffigurante “la leggenda di Meleagro e la caccia al cinghiale di Caledonia” si presenta molto dettagliata e particolarmente affollata. Dall’analisi effettuata dal G. Guglielmi si nota sulla sinistra Diana, poi i Dioscuri, Atala e Meleagro. Gli altorilievi presenti sui pannelli laterali risultano, invece, meno dettagliati e rappresentano figure di pastori deambulanti con dei sacchi sulle spalle. Non molti anni fa il Rotary Club in collaborazione con la Soprintendenza BEAP di Salerno, l’Università di Salerno, la Curia Diocesana e l’Unione dei Ciechi, posizionò, vicino a ogni sarcofago, dei pannelli indicanti informazioni generali per ciascuno di esso. Allo stato attuale gli stessi appaiono tristemente rovinati e alcuni non hanno nemmeno più le indicazioni. Auspico, pertanto, una maggiore attenzione e sensibilità affinché si possano ripristinare le preziose didascalie sui sarcofagi, a loro tempo posti a imperitura memoria delle figure storiche di rilievo della città, ponendo all’ingresso del quadriportico, inoltre, anche una semplice ma esplicativa planimetria descrittiva delle opere presenti.

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