Un pomeriggio con il dott. Ezio Basso: memoria storica delle colline di Giovi.

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L’area nord-orientale della città di Salerno, è un sistema di dolci colline già ben rappresentate nella prima mappa comunale (Di Gilio- Pannaini) risalente al 1867 in cui si possono riconoscere, oltre ai rilievi orografici, anche i numerosi casali presenti come quello di Bottiglieri e Piegolelle o ancora l’area che orbita attorno alla chiesa di San Bartolomeo o alla chiesa di Santa Maria del Campo (o Campi). Negli ultimi anni, questo delicato ecosistema si sta lentamente deteriorando a causa di una forsennata cementificazione sostenuta, purtroppo, da un piano regolatore poco attento alla salvaguardia del territorio. Dell’area in questione ne parliamo con il dott. Ezio Basso abitante del borgo di Bottiglieri, memoria storica e grande conoscitore del luogo.

(Archivio Giannattasio) Di Gilio Pannaini 1867

L’attuale strada, molto panoramica, che collega la città di Salerno con le frazioni di Giovi è stata realizzata poco più di 150 anni fa, esattamente nel 1860.  In passato, però, una vecchia strada ancora, tuttora esistente, dal Ponte Calcedonia s’inerpicava verso le ultime propaggini più occidentali dei colli di Giovi per raggiungere in primis la proprietà Grimaldi-Millo (casale abbattuto qualche decennio fa posizionato sulla sommità di un colle) su cui attualmente sorge il quartiere Casa Manzo. Questa strada che percorre tutte le colline di Giovi, nella sua parte alta, si diramava in altre piccole strade che la collegavano ai vari casali. Ad esempio la stradina di collegamento tra la vecchia arteria e il borgo di Giovi Piegolelle sbuca in prossimità delle Poste per poi passare davanti al Circolo Yuppiter raggiungendo il Casale di Giovi Casa Vicinanza e la chiesa di Santa Croce. Questo aspetto urbanistico, particolarmente interessante, è poco conosciuto dagli stessi salernitani. L’antica strada ovviamente era molto più impervia, posta anche più in alto, ma lungo tale arteria si scorgono anche i resti di alcune cappelle antecedenti all’anno 1000: proprio nel territorio di Bottiglieri sorge, ad esempio, una purtroppo ancora non comprovata a livello di documentazione storica, torre normanna. La sua presenza testimonia già in epoca medioevale di un’area non certamente abbandonata ma, appunto, costellata da chiese e con un abitato importante. Per quanto riguarda il rione Bottiglieri abbiamo ancora difficoltà nel comprendere quale fosse l’antica proprietà del barone Bottiglieri di Salerno. Ricordiamo che le famiglie nobili di Salerno possedevano, sui colli di Giovi, delle proprietà con dei villini. Solo a Bottiglieri vi erano ben 5 villini suburbani, dove i signori di Salerno venivano a villeggiare d’estate. La maggior parte dei casali di Giovi sono legati al cognome della famiglia residente, qualcuno invece alla presenza di una chiesa come, ad esempio, San Bartolomeo. Quindi la toponomastica dei casali è strettamente connessa alla presenza della chiesa oppure al cognome della famiglia del posto (in particolare c’è un libro che ne parla del professore Gennaro Avossa dal titolo “Giovi, Casale di Salerno”). Sulla strada principale, posta a monte dei colli di Giovi, il C.A.I. ha realizzato due percorsi di trekking: il primo comprende la parte iniziale dell’antica via lato più occidentale e parte da Brignano, percorrendo la via vecchia di Giovi per raggiungere l’abitato di Piegolelle. Esso valorizza l’arteria che collegava la città di Salerno ai primi borghi più occidentali di Giovi. Il secondo percorso, ad oriente, abbraccia l’area di Montena e Altimari, partendo dalla Piazza di Casa D’Amato per raggiunge Altimari e Montena, valorizza più l’aspetto paesaggistico e panoramico della zona. Entrambi i percorsi sono stati inaugurati poco più di un anno fa. Voglio inoltre ricordare la Pietra di Santo Stefano, una grande roccia, simbolo che contraddistingue Giovi Bottiglieri, e visibile da tutto il territorio di Giovi, sulla quale l’8 dicembre del 1901 fu eretta una croce con funzione di indulgenza. Non sappiamo con precisione se, al termine della Seconda Guerra Mondiale, sia stata distrutta dai bombardamenti oppure se sia stata portata via tedeschi. La zona rappresenta la prima linea dell’Operazione Avalanche, dunque il capolinea dell’operazione è stata proprio la Pietra di Santo Stefano (parte più alta della collina). Molte sono state le attività fatte per mantenere viva la memoria storica del ruolo della prima linea di Giovi. In particolare l’Associazione “Operation Avalanche” con Presidente Pasquale Capozzolo è spesso sul territorio, sul quale, inoltre, sono stati ritrovati numerosi reperti bellici (non molti anni fa ci fu anche il recupero di una mina e di molti resti di soldati). Anche Mamma Lucia, di Cava De’ Tirreni, sapendo l’importanza della linea di Giovi ha bazzicato quest’area per recuperare i resti dei soldati e per dare loro una degna sepoltura.

Nel Museo Diocesano di Salerno, è esposta una interessante rappresentazione del 1790 (Pianta della Diocesi di Salerno) in cui s’intuisce che l’area in questione, quella di Giovi, era a vocazione agricola. Cosa si coltivava in particolare su questi dolci colli?

GIOVI: Tavola Santoro del 1790 (Museo Diocesano)

Si coltivava principalmente il grano. Mio padre, possidente di un terreno agricolo che abbiamo tutt’ora, produceva 17-18 quintali di grano all’anno! Il pane lo producevamo noi stessi grazie anche ad un forno di nostra proprietà ma condiviso da varie famiglie della zona. Purtroppo, questa tradizione è finita da tempo, il grano non si coltiva più, nonostante ci sia un ottimo lavoro di riqualificazione dei pani antichi e si cerchi di recuperare in zona gli antichi grani autoctoni. Ricordo che quando facevamo il pane (un pane integrale dalla farina non raffinata), dal il forno non lontano dalla strada, il suo profumo si diffondeva dappertutto. Un forno da me ristrutturato, affinché si potesse infornare il pane come un tempo, lo si trova non lontano da qui, in piazza, ed è utilizzato anche per alcune manifestazioni locali come il “Gustatigiovi”. Ricordo che sui terrazzamenti seminavamo, poi passavamo alla mietitura realizzando i covoni portati a spalla in due punti prestabiliti del borgo, facendo un mucchio alto dove la trebbiatrice poi lavorava per una intera giornata. Ricordo anche di aver trebbiato!

Colli di Bottiglieri
Colli di Giovi Botttiglieri

Esistono delle cartoline risalenti a più di un secolo fa che ci confermano che l’area era prettamente agricola, l’uva sanginella era la regina incontrastata del territorio. Qualche aneddoto a tal proposito? Mi può raccontare qualche personale esperienza legata all’uva della zona?

httpweb.tiscali.itanticasalerno

Mentre a giugno si doveva mietere e trebbiare il grano, a fine estate c’era invece la vendemmia. Voglio precisare che l’uva sanginella non è legata alla vendemmia; essa è, di fatto, la regina di San Matteo (Patrono di Salerno). La sanginella è prettamente uva da tavola (dal classico colore oro e dalla sua particolare croccantezza data dalla buccia piuttosto spessa) ed è legata al famoso addobbo “Pennacchio di San Matteo”. Il territorio di Giovi, infatti, onorava in passato San Matteo con tale particolare addobbo riscontrabile soprattutto negli anni 20’ e 30’ dello scorso secolo (in particolare con la valorizzazione, voluta da Mussolini, dell’uva). Quattordici anni fa ho riproposto un pennacchio che poi ho donato ed esposto ai Giardini della Minerva. Il pennacchio era costituito, alla base, da un cesto colmo d’uva sanginella, mantenuta da bacchette di legno di nocciole molto flessibili. Queste bacchette poi si legavano sopra (dove sporgevano nella parte alta le piume delle canne) e poi si poneva ancora uva tutto intorno. Da Giovi partivano i carri con i pennacchi per raggiungere la festa di San Matteo dove, infine, a conclusione, si vendeva anche l’uva. La coltivazione della sanginella è andata, purtroppo, lentamente scomparendo a causa dell’epidemia di fillossera, più di 50 anni fa, e del completo abbandono dell’agricoltura da parte degli abitanti del posto. In quell’epoca di transizione sociale, ricordo che mi svegliavo ogni mattina alle 4:00, per andare a lavorare la terra e, a piedi, scendevo a Salerno per prendere il treno accelerato per Napoli, frequentavo l’Università di Medicina. Negli ultimi anni un pasticcere nocerino ha imbottito di acini appassiti di sanginella l’interno di un panettone artigianale. Ultimamente l’uva sanginella è entrata nel percorso di riconoscimento del marchio DE.CO. ovvero denominazione comunale, con il supporto della C.L.A.A.I. (Confederazione delle libere associazioni artigiane) affinché tale frutto possa rientrare nella tradizione gastronomica salernitana. Due anni fa sempre in occasione del Santo Patrono, alcune pasticcerie salernitane hanno presentano i loro dolci sempre con comune denominatore l’uva sanginella. Io la coltivo ancora, in un terreno non distante da casa, e l’ho riprodotta da due viti antiche (non attaccate dalla fillossera) che vi mostro. Dal mio giardino, anni fa, portai le talee anche al Giardino della Minerva. Molti altri giovesi sono legati alle tradizioni della sanginella, e con alcuni vitigni, con passione e dedizione hanno salvaguardato in parte il vitigno antico. Importante, inoltre è il conteggio dei vitigni sanginella, tema affrontato durante una serie di convegni legati anche al “Premio Sanginella”. Nell’ambito del primo incontro al circolo “Juppiter” di Piegolelle, si propose, circa 7 anni fa, di fare l’anagrafica dei vitigni sul territorio. Ricordo ancora che c’è una differenza importante tra la sanginella, pre-fillossera, e quella invece fatta successivamente sulle barbatelle americane. Questa chiacchierata è importante poiché ci offre l’occasione di mantenere ancora viva la memoria storica dei vitigni di sanginella. A ricordo di questa preziosa uva, l’Ufficio Toponomatica ha dato nel territorio di Ogliara (ma non di Giovi) una via, Via della Sanginella. Sempre in occasione di un convegno sulla sanginella si fece richiesta al Sindaco di Salerno di una via di Giovi che ricordasse la catalanesca che è l’altro antico vitigno presente sempre in questi territori.

L’uva Catalanesca

Catalanesca, anch’essa uva da tavola, con questo nome poiché proveniente dalla Catalogna e ambientatosi anche sui colli giovesi.

FilePanorama Salerno Est.jpg by SOLOXSALERNO at Italian Wikipedia is licensed under CC BY-SA 3.0. (2)

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