La famosa Scuola Medica Salernitana, prima Università d’Europa laica e non sempre controllata dalla Chiesa, luogo d’incontro di tradizioni mediche provenienti da culture diverse, da quella araba a quella greca e latina, i cui numerosi trattati costituiscono la base della moderna medicina, vantava, tra gli altri, il primato di avvalersi, in epoca medievale, della conoscenza e dell’opera di donne importanti, le cosiddette “Mulieres Salernitanae”. Queste ultime non solo studiavano e praticavano la medicina al suo interno, ma erano anche autrici di opere teoriche riguardanti la cura del corpo, come Rebecca Guarna, Abella Salernitana o ancora Costanza Calenda e Mercuriade. Tra tutte, in particolare, si erge la figura di Trotula de’ Ruggiero, colei che più delle altre ha dedicato i suoi studi e le sue osservazioni alla sfera femminile.
A lei è intitolata l’importante via del centro storico che collega Largo Abate Conforti con Largo Giovanni Luciani posto sulla parte alta del cuore antico della città (il Plaium Montis). Su questa via, ripida ma suggestiva, si affacciano il Convitto Nazionale (ex Convento di Santa Maria Maddalena), il lato nord del Monastero benedettino di Santa Sofia fondato nel IX secolo d.C., la parte meridionale dell’antico Palazzo San Massimo (al cui interno dimorò il Principe longobardo Guaiferio), il Museo Roberto Papi (che contiene una importante collezione di storia della medicina e della strumentazione chirurgica) e l’elegante palazzo gentilizio Copeta del XVIII secolo. Discendente dalla nobile famiglia De Ruggiero (la stessa che, all’arrivo a Salerno dei Normanni, donò a questi ultimi una parte delle proprietà per la realizzazione della nuova Cattedrale), Trotula visse a cavallo di due dominazioni molto importanti: quella longobarda e quella normanna. Non si hanno notizie certe sulla sua vita: molto probabilmente nacque intorno al 1035 e morì nell’ultima decade dell’XI secolo. Sposò Giovanni Plateario (capostipite di una famiglia di medici), importante medico salernitano dal quale ebbe due figli che ereditano la sua stessa vocazione. Nei suoi trattati all’avanguardia per l’epoca, Trotula affermava l’indispensabilità, in campo medico, della “prevenzione” e affermava che per ottenere una buona e duratura salute bisognava fare attività fisica, seguire un’alimentazione equilibrata e una costante igiene del corpo. La donna focalizzò i suoi studi per specializzarsi nell’ambito dell’ostetricia e della ginecologia, realizzando due opere di particolare importanza: il “De Passionibus mulierum ante in et post partum” (Le malattie delle donne prima durante e dopo il parto) definita anche Trotula major e il “De Ornatu Mulierum” (come rendere le donne belle) definita anche Trotula minor, affrontando anche l’argomento della sessualità, scevra da qualsivoglia moralismo.
Nella prima opera si descrive il corpo femminile nella sua interezza: insigne trattato di ostetricia dove viene ben spiegato il parto, la maternità ma anche l’allevamento dei figli.
Nel secondo libro si affronta, invece, la cura della pelle e la cosmesi delle donne. Si danno anche dei consigli, tra gli altri, per la cura e la bellezza dei capelli, su come combattere la calvizie o su come renderli morbidi e belli, il tutto utilizzando tinture di origini vegetali. Altri aspetti trattati sono la cura delle malattie cutanee o come migliorare la bellezza del corpo femminile, al fine del raggiungimento del benessere psico-fisico delle donne. I manuali ebbero grande successo in tutta Europa in virtù soprattutto delle sue stesse tematiche che affrontavano, all’epoca, problematiche prettamente femminili dal punto di osservazione di una donna medico. Nel corso dei secoli, le opere di Trotula furono attribuite, a causa del maschilismo imperante dell’epoca, a un uomo, un certo medico dal nome Trottus. Tuttavia, alcune ricerche effettuate sul finire del XIX secolo da alcuni studiosi, tra cui Salvatore De Renzi, riabilitarono le figure delle “Mulires Salenitanae” all’interno della Scuola Medica, e così anche quella di Trotula, indicandole come incontestabili e fondamentali presenze all’interno dell’istituzione medica. Di particolare impatto visivo ed emotivo è l’opera dell’artista napoletano Jorit Agoch, detto anche pittore dei grandi volti, dedicata alla figura di Trotula. Posizionata all’interno dei parcheggi di via Vinciprova, nella parte più a nord dell’area, essa fa parte del gruppo di murales artistici che hanno come comune denominatore tematico la storia di Salerno e la sua Scuola Medica, esplicata attraverso forme d’arte di strada.