Salci: l’antico borgo medioevale che lentamente muore

0
67

 Non lontano dall’abitato di Fabro, nella parte più meridionale della Valdichiana umbra, rientrante nel comune di Città della Pieve, il piccolo borgo di Salci, all’interno del Comune di Città della Pieve, è un aggregato storico completamente abbandonato, in cui decadenza e degrado sembrano aver segnato il destino di queste strutture. Partendo dalla Strada Provinciale 308, l’abitato si raggiunge attraverso uno sterrato che conduce fino al borgo sito su un’altura nel fondovalle della Valdichiana romana. Di origini antiche, la sua fondazione risale, di fatto, al XIII secolo allorquando l’Imperatore Federico II di Svevia fece includere il borgo, inizialmente come centro monastico (secondo lo storico Gaetano Fiacconi), nei vari e numerosi possedimenti di Castel della Pieve, l’attuale Città della Pieve. Secondo lo storico Fiacconi tutte le vicende legate al borgo di Salci sono di stampo agricolo, trattandosi di un territorio particolarmente fertile, soprattutto dopo le bonifiche della valle, tanto da valergli la definizione, secondo la dottoressa Maria Paola Palomba, di azienda agraria collocata nell’ubertosa campagna del pievese. Il borgo di Salci, nel tempo è stato conteso da numerose famiglie che bramavano il completo possesso degli immobili. Si passa, di fatto, dalla famiglia Monaldeschi, per giungere di seguito ai Bandini, sotto i quali il sito conobbe un periodo di grande prosperità al punto da essere anche fortificato per poi veder passare tutte le proprietà alla famiglia Bonelli nel 1497. Nel 1568, Papa Pio V trasformò il borgo fortificato in Ducato di Salci, enclave dello Stato della Chiesa. Grazie alla sua strategica posizione, in territorio pontificio ma vicinissimo al Granducato di Toscana, Salci era, pertanto, un importante castello di frontiera. L’abitato è evidenziato in numerose mappe antiche, come nella mappa a china colorata custodita nell’Archivio di Stato di Firenze “Disegno schematico del territorio di confine tra Fighine e Città della Pieve- rispettivamente nel Granducato di Toscana e nello Stato Pontificio” risalente al’600, dove si nota il borgo-castello di Salci indicato col nome “Salce”. Ricordiamo anche la Carta della Toscana risalente al 1755 depositata nell’Archivio di Praga dove si denota il borgo di Salci posto nel vicino territorio Ecclesiastico, non lontano da Città della Pieve ma anche in prossimità del territorio orvietano. Nell’800 il borgo passò alla famiglia Orsini che vi costruì una ulteriore arteria di collegamento partendo dalla principale strada che univa la città di Orvieto con Siena. Nel 1886 l’abitato risultava di proprietà della marchesa Vittoria di Mirafiori Spinola, figlia del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II. Per sua volontà, vennero realizzate diverse strutture attorno al borgo, come forni, giardini esotici e luoghi di villeggiatura impiantando una sorta di comunità, purtroppo, di breve durata. Difatti dalla seconda metà del ‘900, il borgo subisce un forte calo demografico. Nel frattempo, alla metà degli anni ’70 una società svizzero-americana avrebbe tentato l’acquisto dell’intero borgo al fine di trasformarlo in un grande villaggio turistico privato, progetto che avrebbe alterato, tuttavia, l’intera struttura di Salci a causa delle nuove cubature da aggiungere all’abitato. Nel 1975 l’intera popolazione si ribella dando vita a numerosi dibattiti soprattutto di stampo politico. A supportare la causa, nello stesso anno si organizzava una manifestazione musicale (cui presero parte musicisti come Lucio Dalla. Rino Gaetano o ancora Eugenio Finardi e Gabriella Ferri) che metteva sotto i riflettori il borgo di Salci e il pericolo a cui veniva sottoposto. L’iniziativa dell’impresa svizzero-americana decadde e il tutto sfumò nel tempo. Alla fine degli anni ’80 diversi fondi furono stanziati dalla Comunità Europea; tuttavia il progetto di recupero viene soltanto parzialmente applicato. IL borgo ha continuato a perdere abitanti, fin quando anche l’ultimo abitante di Salci, il parroco don Pietro Calzoni, viene a mancare nel 1998. Da allora l’intero abitato, attualmente di proprietà di un privato, ha iniziato un lento e inesorabile declino! Salci ha continuato però ad essere viva nella memoria dei numerosi scritti degli storici o grazie all’opera del comitato “Salviamo Salci” che combatte affinché il borgo possa essere di nuovo abitato e vissuto. Ricordiamo, inoltre, l’impegno dell’attore Carlo Verdone che nel 2012 ha sostenuto la nomina di Salci per i “Luoghi del cuore” del FAI, allo scopo di proteggere, tutelare e soprattutto dare valore al bene storico, non abbandonandolo a se stesso. Italia Nostra (Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione), inoltre, in questi ultimi anni, ha collocato il borgo nella lista rossa dei luoghi abbandonati. L’abitato presenta a sud un ingresso, Porta di Orvieto, un’unica apertura arcuata, struttura che chiude con delle merlature guelfe su beccatelli a sesto acuto. Sulla porta è visibile posizionato lo stemma in pietra della famiglia Bonelli. L’esterno al borgo è caratterizzato da uno spiazzale il cui nome è dedicato ad Achille Piazzai, un salceso ingegnere navale famoso per aver progettato il transatlantico Rex. Superata la porta si raggiunge un grande cortile, Piazza dei Crescenzi (storica famiglia baronale), in parte ricoperto d’erba, in cui si notano ancora gli interventi incompiuti su una serie di abitazioni (si tratta del Progetto Pilota della Comunità europea il cui contributo per Salci era di 118000 ECU).  Proseguendo il cammino, si supera la Porta dell’Orologio per ritrovarci, in Piazza Bonelli. Di particolare bellezza architettonica è la loggia che si può ammirare sopra la Porta: essa è detta Loggia degli Spiriti, d’epoca rinascimentale, utilizzata dai duchi per raggiungere la chiesa dalle proprie abitazioni. La loggia è in mattoni faccia a vista ed è a tre fornici; si nota anche un grande medaglione in stucco posizionato nella parete di fondo. Quasi al centro della piazza è collocato un pozzo mentre, volgendo lo sguardo verso il loggiato rinascimentale di può ammirare, sulla destra, Palazzo Bonelli la più longeva famiglia proprietaria del borgo. Sulla sinistra, invece, si osserva la facciata della chiesa di San Leonardo, con elementi decorativi di pregio architettonico, che contiene, al suo interno, degli affreschi risalenti al ‘500. Quest’ultima è attualmente interessata da interventi di consolidamento strutturale e miglioramento sismico. La chiesa è di proprietà della Curia, mentre le due piazze appartengono al Comune di Città della Pieve. Una curiosità è legata al borgo di Salci: la presenza in loco di Garibaldi nel 1849 in fuga verso la vicina Toscana, dopo la caduta della Repubblica Romana. Come si evince dalla scheda della lista rossa di Italia Nostra, il borgo è sottoposto a due vincoli: l’indiretto del 21/06/1997 e il diretto del 09/07/2013. Interessante esempio di abitato medioevale sottoposto ad alcune modifiche nel periodo rinascimentale e nel XIX secolo, presenta problematiche strutturali quasi ovunque, con rischio crollo in alcune aree. La vegetazione infestante è presente in buona parte del borgo, creando, su alcune pareti, anche numerose crepe e fratture che evidenziano ulteriormente una criticità che andrebbe affrontata concretamente e al più presto possibile!

Loading

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
CAPTCHA user score failed. Please contact us!