Dell’insieme delle numerosissime documentazioni pre e post-Unitarie, o di fondi del Tribunale Civile, del Corpo Forestale o del Genio Civile, solo per citarne alcuni che compongono l’immenso patrimonio dell’Archivio di Stato di Salerno, particolare interesse va riconosciuto alla serie di documenti ed elaborati provenienti dall’Archivio dell’ingegnere Michele De Angelis: professionista salernitano molto attivo nell’ambito dello studio dell’architettura e nella progettazione di diversi fabbricati sia pubblici che privati. Proprio a cavallo tra il 2020 e il ’21, l’Archivio stesso ha ospitato anche una sua mostra dal titolo “Salerno Moderna. Le opere e i progetti di Michele De Angelis”.
In una planimetria della città di Salerno, proveniente proprio dal Fondo archivistico di De Angelis, sapientemente catalogata e recuperata da Gilda Alfieri e Gaia Giannini accompagnate dai tutor Renato Dentoni Litta e Fernanda Maia Volpe, dal titolo “Nuova pianta-guida della città di Salerno” realizzata dall’Ufficio del Genio Civile ben 119 anni fa nel 1903 (ASSa, Archivio Michele De Angelis, b 58, fasc.1), viene presentata una città ancora di impianto ottocentesco, con una urbanistica concentrata essenzialmente alla base del monte Bonadies, su cui svetta il Castello, e in cui, al di là della strada (con direttrice nord-sud) di Via dei Principati e dell’area a nord dell’asse ferroviario (Salerno-Napoli), l’antropizzazione risulta piuttosto diradata. Interessante risulta un’aggiunta scritta a mano, nella parte alta della planimetria, che attesta: “Andamento delle condutture elettriche, telegrafiche, e telefoniche e punti di attraversamenti delle medesime”. Le linee di distribuzione elettrica erano evidenziate in nero, quelle telegrafiche in verde mentre le telefoniche in giallo. Il dettaglio della lettura di tale rappresentazione grafica è confermato dalla pluralità delle legende poste nella parte bassa del grafico e a destra, che raggruppano le varie destinazioni d’uso presenti all’epoca: si passa da “Alberghi e Ristoranti” alla legenda riferita alle “Scuole”, a quella delle “Carceri” o gli “Stabilimenti Industriali”, per poi passare ai numerosi “Stabilimenti Militari” e “Uffici Pubblici”, fino ad arrivare, in calce, a quella relativa alle “Chiese, Monasteri, Ospedali” e “Diversi”. In alto a destra poi scorgiamo due marche da bollo, da una lira, con timbro (Ufficio del Registro, 1aprile 1903). Solo 9 anni più tardi l’Amministrazione del Catasto e dei Servizi Tecnici di Finanza provvederà alla pubblicazione di una ulteriore e ben più dettagliata planimetria, oggi custodita all’interno dell’Archivio Storico del Comune di Salerno. Ritornando alla Pianta-guida della città e, partendo dal punto più occidentale della città, ritroviamo il porto ancora privo dei Magazzini Generali.
Scorgiamo ad est il porto vecchio, mentre a ovest si profila il nuovo porto, risultato dei vari interventi effettuati nella seconda metà del XIX secolo a partire all’iniziale progetto dell’ing. Antonio De Novellis del 1868 di prolungamento del vecchio molo, per proseguire con nuovi lavori straordinari di risistemazione del porto legati al progetto del 1893. Spicca, sempre in quest’area, il Teatro Municipale (indicato col numero 4), inaugurato 31 anni prima, il cui nome cambierà solo dopo la morte del grande musicista Giuseppe Verdi nel 1904, in Teatro Verdi. Ben dettagliati, con i suoi viali, sono i Giardini Pubblici (indicati col numero 53), mentre ad ovest del teatro ritroviamo, oltre la chiesa di sant’Anna (numero 3), l’area degli uffici pubblici come l’Ufficio tecnico di Finanza, l’Intendenza di Finanza o l’Agenzia delle Imposte dirette (numeri 1 e 2). I Giardini pubblici risultano inoltre più ampi, occupando, di fatto, la superficie attualmente destinata al palazzo della Questura di Salerno, al Palazzo Edilizia e al Palazzo Guerra. Proprio in corrispondenza del Palazzo di Città insisteva ancora un vecchio piccolo teatro posto in riva al mare: Teatro Flora (numero 4). Inaugurato nel 1856 in prossimità dell’allora Porta dell’Annunziata, ebbe vita breve perdendo d’importanza in conseguenza della realizzazione del nuovo più grande il “Municipale” del 1872. A nord della città si evidenzia il Castello con le mura medioevali che si estendono ad est ed ovest della struttura in questione. Manca ancora l’attuale via De Renzi, a monte del centro storico, mentre ritroviamo, nell’ex Convento di San Nicola della Palma, l’Orfanatrofio (numero 8); più ad est, nell’ex Convento di Santa Maria della Consolazione è posto il Carcere Cappuccini (indicato col numero 20), mentre il Carcere di Sant’Antonio (numero 21) è poco più a sud, all’interno dei conventi di San Francesco, San Pietro a Majella e San Giacomo.
Sul lato mare, via Roma è ancora indicata come Corso Garibaldi e tra la chiesa dell’Annunziata e quella di Santa Lucia ritroviamo anche alcuni luoghi d’intrattenimento pubblico come la “Birraria Welten” (numero 15), il Caffè Internazionale (numero 14), il Caffè Roma (numero 27), il Gran Caffè di Salerno (numero 52), l’Hotel Vittoria e, in prossimità della chiesa di Santa Lucia, l’Albergo d’Inghilterra (numero 32). Su Largo Campo erano ubicati alcuni istituti di credito come il Banco di Napoli (numero 16) la Banca d’Italia (numero 17) o la Banca Salernitana (numero 19). Le scuole erano poste nella parte alta della città e ad oriente come, ad esempio le Scuole normali femminili (numero 12) su Via Tasso insieme al Convitto Nazionale e Liceo Tasso (numero 30) o ancora le Scuole Municipali Elementari (numero 62) su via San Benedetto. Spostandoci più ad est, particolarmente interessante è l’area totalmente sgombra di edifici dell’antico Orto Agrario sull’attuale via Michele Vernieri oggi, purtroppo, occupata da un grosso istituto scolastico. Ben evidente è il sistema medioevale dell’acquedotto, il piccolo altopiano del quartiere dei Mutilati e il torrente Rafastia (allora dal nome Riofestivo, attualmente tombato). Ritroviamo ancora più ad est, quasi fuori dal centro abitato, la Strada dei Due principati (direzione nord-sud) e l’allora Via Irno (attuale Via Francesco Paolo Volpe e via Nizza), direzione sud-ovest/nord-est. Tra le due strade succitate è presente un’ampia zona ancora destinata al vecchio Cimitero, con la chiesa al centro, non lontano dal piccolo borgo del Carmine nuovo. Passava proprio sotto l’area cimiteriale, ben evidenziata, la galleria della tratta ferroviaria attivata un anno prima, nel 1902, grazie alla legge Baccarini (n° 29) del 1879 per la costruzione di nuove linee di completamento della rete ferroviaria del Regno. Da Piazza Principe Amedeo (attuale Piazza sedile di Portanova) partiva il Corso Vittorio Emanuele (realizzato da pochi decenni).
La strada che univa la stazione del Capoluogo, ubicata appena fuori la città, con il centro abitato era ancora non completamente antropizzata.
Notiamo, in prossimità di Via Dei Due Principati, tra il Corso Garibaldi e il Corso Vittorio Emanuele, nel punto in cui sorge attualmente il Palazzo di Giustizia, due ampie aree destinate al Mercato della frutta (numero 75) e al Mercato vaccino (numero 76). Lungo un canale che proveniva dall’area a nord del Capoluogo erano poste l’officina Elettrica, in prossimità di Corso Vittorio Emanuele, indicata con la lettera (I), il Molino a vapore Rinaldo D’Amato (numero 79), il Molino a vapore Pellegrino (numero 80), il Mattatoio Municipale (numero 78).
Lungo Corso Garibaldi ritroviamo, inoltre, la Caserma municipale della Fanteria (numero 82) ovvero la Caserma Umberto I, quasi completamente distrutta dai bombardamenti del 1943, e a nord di essa il Pastificio Scaramella (numero 81). A sud della Caserma, lato mare, ritroviamo il Gazometro (numero 83). Oltre la stazione ferroviaria, in prossimità di foce Irno, non sono ancora presenti gli ulteriori stabilimenti industriali Scaramella (che ritroviamo, invece, nella planimetria della città del 1912, assieme alla Conceria pelli Abbagnano). Infine tra l’attuale torre della Carnale (definita nel 1903 Torrione San Giuseppe) indicata come Polveriera (numero 89) e il fiume Irno, è presente un’ampia area destinata, allora, a Piazza d’armi. Mancano il Lungomare Clemente Tafuri e Lungomare Trieste, e manca anche il ponte sul fiume Irno che costeggia il mare, realizzato solo nel 1908, come attesta il concio chiave presente, e destinato, inizialmente solo alla strada ferrata (-Ferrovia di allacciamento al Porto -Planimetria del 1912.). Il vecchio cementificio verrà eseguito solo 7 anni dopo, nel 1910 dalla Società Anonima Cementi Salerno.