Oltrepassando il portale “dei Leoni”, all’ingresso principale della Cattedrale di Salerno dedicata a San Matteo, si accede ad uno spazio di particolare suggestione e solennità: vero e proprio contenitore di storia, cultura e stili architettonici che vanno dal medioevo al barocco.
Il deambulatorio, al cui interno si possono ammirare numerosi sarcofagi d’epoca romana e monumenti funebri abbelliti da preziosi affreschi, si compone di ben 28 colonne di spoglio in granito con quattro pilastri agli angoli. Dalle colonne dipartono archi a tutto sesto al di sopra dei quali insistono sui lati, nord e sud, quattro eleganti pentafore costituite, negli archi, da diversi materiali lapidei. Ingentiliscono le pareti rosoni con armoniosi motivi stellari realizzati alternando il tufo con il travertino, tutti elementi di stampo e realizzazione medioevale, ad eccezione del fronte della Cattedrale (e in parte, del versante ovest) che, al contrario, mostra una sorta di balconata barocca (postuma) risalente, di fatto, al rifacimento completo del nartece con demolizione di alcuni vani (coperti da un tetto a falda) che contenevano probabilmente dei piccoli ambienti. Tale trasformazione fu voluta dall’arcivescovo Fabrizio de Capua nella terza decade del XVIII secolo per giungere a completamento sotto Casimiro Rossi qualche anno dopo. L’intervento di trasformazione portò alla realizzazione di una balconata barocca, con pilastrini (piedistalli) e sette piani di appoggio dove dovevano posizionarsi delle statue di cui solo tre furono poi realizzate. Come afferma lo storico Antonio Braca, poche sono le documentazioni riguardanti i passaggi progettuali di questa trasformazione barocca (informazione attinte dall’Archivio di Stato di Salerno e dall’Archivio Diocesano). Un importante documento, custodito all’interno dell’Archivio di Stato di Salerno, attesta il contratto tra lo scultore delle tre statue la cui firma è incisa sul piedistallo centrale, Matteo Bottigliero (artista nato a Castiglione dei Genovesi operante soprattutto a Napoli, creatore di opere di gran pregio come ad esempio le statue di santi che decorano la balaustra del primo ordine nella guglia dell’Immacolata a Napoli) e l’arcivescovo Fabrizio de Capua risalente al 12 gennaio 1737.
Nel documento, curato dal notaio Feliceantonio Casale si descrivono le statue da realizzare e il costo: “…una del Glorioso Apostolo ed evangelista san Matteo di palmi sette e mezzo avanzati e questo per il convenuto prezzo di docati trecento…detta statua se debbia ritrovare collocata esposta nel luogo situato dentro l’atrio della cattedrale chiesa di questa città di Salerno per tutto lo dodici del mese di settembre del corrente anno 1737 suddetto. E le altre sei delli santi, cioè la prima di santo Bonosio, la seconda di santo Grazmazio, la terza di santo Eustorcio, la quarta di santo Cono, la quinta di santo Gaudioso e la sesta ed ultima di santo Valentiniano, tutti santi vescovi della predetta cattedrale chiesa, quali sei statue debbiano essere d’altezza palmi sette ognuna di esse con tutti la mitra al convenuto prezzo di duecento ducati l’uno…”. La statua di San Matteo doveva, quindi, essere pronta per le festività del Santo Patrono. Qualche mese dopo la consegna della prima statua, l’arcivescovo de Capua venne a mancare passando, di fatto, il progetto della trasformazione della balconata barocca ingentilita dai sette santi nelle mani del successore Casimiro Rossi, tormentato dalle continue ed esasperanti richieste di danaro da parte del Bottigliero per la realizzazione delle altre statue. In realtà, come già detto in precedenza, in un documento depositato nell’Archivio Diocesano, si apprende che la statua di San Gramazio fu realizzata nel 1738 sempre in occasione delle festività patronali, ma non consegnata semplicemente per alcune incongruenze contrattuali. Si arriva così al 1745, anno in cui si richiede il dovuto economico per il definitivo completamento della terza statua (la seconda, San Gramazio, era stata già realizzata ma non ancora collocata) al nuovo arcivescovo Rossi: “Si certifica da noi sottoscritti deputati dell’Eredità lasciata dalla chiara memoria di Fabrizio de Capua, Arcivescovo di Salerno, cioè da me Arcidiacono Girolamo de Vicariis, Canonico Matteo Alfano, Ludovico Pinto e Fortunato De Vicariis, deputati eletti, che pagar si possano ducato duecento al sig., Matteo Bottiglieri per completamento del prezzo di due statue di rilievo di due santi vescovi per porsi nell’atrio di detta chiesa…si supplica umilmente la bontà di detto Ill.mo Arcivescovo che si compiaccia pagare il detto scultore Bottiglieri…”. Dunque delle sette statue ne furono consegnate soltanto tre realizzate dallo scultore a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, tra il 1737 e il 1738. Con l’arcivescovo Casimiro Rossi, oltre al parziale completamento della parte barocca del nartece, vennero tompagnate le antiche logge laterali, con la realizzazione di grandi finestroni tipici dell’epoca.
I lavori si concludono, qualche anno dopo, nel 1747, come ben si attesta su una lapide posta sulla controfacciata del portale d’ingresso all’atrio. Le sculture sono di alto pregio artistico e rappresentano un fulgido esempio di scultura barocca napoletana. Le rappresentazioni risentono, dal punto di vista tipologico, dell’estro artistico del maestro del Bottigliero ovvero Lorenzo Vaccaro, ma anche del figlio Domenico Antonio.