“Ieri alle 11, presenti le autorità Civili, Militari e Fasciste, moltissime notabilità, un gruppo di elegantissime Signore, le Sezioni dei Combattenti della provincia con bandiere, gli orfani di guerra di Casa Parisi, l’Orfanatrofio Umberto I, la M.N.V.F. i Mutilati e gli Invalidi di guerra, Associazioni patriottiche, in rito solenne, ha avuto luogo la benedizione delle fondamenta della Casa del Combattente, che sorgerà alla Via lungomare sul suolo tra l’Edifizio Scolastico ed il Cinema Savoia.” Con queste parole solenni il periodico “Il Risorgimento Salernitano” (consultabile presso la Biblioteca Provinciale di Salerno) del 16 Giugno 1924 testimonia ai lettori l’inaugurazione (15 Giugno 1924) del nuovo cantiere per la realizzazione della “Casa del Combattente”. Oltre alla benedizione di Monsignor Ernesto D’Alessio (in rappresentanza dell’Arcivescovo Maria Gregorio Grasso), si segnala la presenza del Commissario del Comune, l’Avv. Michele Falvella, in un lungo discorso si rivolge in particolare agli invalidi di Guerra: “….La Patria deve a voi, se essa è rientrata nei suoi naturali confini, ed è davvero una e grande, forte e potente, come la vollero i nostri martiri, dal massimo poeta, l’Alighieri, al biondo martire, Guglielmo Oberdan.” Il discorso finisce con un lungo applauso con il grido di “Viva l’Italia, Viva il Re, Viva i Combattenti”. Segue il discorso del Prefetto della Provincia, il Comm. Solami che, come Falvella, porta il saluto ai Combattenti augurandosi che l’edificio possa in breve tempo concludersi. Lo segue, poi, il Presidente della Federazione dei Combattenti, l’avv. Guido Vestuti, il vero artefice del progetto, colui che, di fatto, ha espresso la volontà di realizzare l’immobile con l’auspicio che possa completarsi e inaugurarsi per la fine dell’estate. La Casa, nelle sue intenzioni, deve diventare una sorta di tempio dove i combattenti dovranno ricordare tutti i morti di guerra, e dove anche le mamme e gli orfani di guerra saranno ben accolti per ricordare i loro cari. L’orazione molto sentita del Vestuti, chiude la cerimonia seguito da un grande applauso e con la banda musicale che suona l’inno del Piave. L’area su cui sorge l’immobile è presente in una interessante planimetria della città del 1912 “Planimetria del litorale della Città di Salerno” (custodita nell’Archivio di Stato di Salerno -Intendenza di finanza, Amministrazione del Demanio-) relativa a un’ipotesi progettuale della linea di costa del Capoluogo: si noti l’edificio Scolastico Occidentale (l’attuale Scuola “Gennaro Barra”, indicata con la lettera P) il cui progetto di Michele De Angelis, risalente al 1908, viene realizzato solo negli anni ’20 del secolo scorso, mentre, al posto della Casa del Combattente ritroviamo, invece, un piccolo immobile destinato a Stazione Marittima (indicata con la lettera O). Ad est dei “Pubblici giardini” si nota l’ipotesi di tre immobili, indicati con le lettere (A, B e C), rispettivamente i futuri Palazzo Edilizia, Palazzo Guerra e Palazzo Natella. Il progetto mai approvato dall’Amministrazione, cede il posto, pochi anni dopo, a conclusione della prima Guerra Mondiale, all’ipotesi di una struttura dedicata agli Invalidi e Orfani di Guerra. La Casa è posizionata in prossimità della Villa Comunale, con il vecchio cinema Savoia (poi trasformato in Casa del Balilla nel 1931) ad est, l’Edificio Scolastico Occidentale, a ovest, e il molo Manfredi a sud e su un suolo, in parte, di proprietà del Comune e, in parte, del Demanio di Stato.
Inizialmente realizzato dall’Ingegnere Giuseppe Giua (la Casa del Mutilato), il progetto della Casa del Combattente in stile neo-medioevale non fu approvato. Al suo posto subentra il progetto dell’Ingegnere Vincenzo Naddeo: la struttura più semplice presenta, ai lati, due corpi di fabbrica sporgenti con uno scalone centrale (come ben si nota nel prospetto pubblicato sul “Il Risorgimento Salernitano”). Lo stile dell’immobile in questione è in parte Umbertino, tipico di fine ottocento, ma ancora applicato nei primi decenni del XX secolo. Tale stile lo ritroviamo in alcuni elementi architettonici, di carattere neobarocco, accompagnati da cornici e decorazioni tipici neorinascimentali. Allo stile umbertino si nota, inoltre, in particolare nella fascia posta in prossimità del cornicione (a motivi vegetativi e floreali), un gusto tipicamente liberty (presente anche nella scuola Barra, posta al suo fianco). Di particolare bellezza ed eleganza risultano i vetri policromi realizzati dalla ditta vietrese Ricciardi; inoltre, riporta lo storico Vincenzo Dodaro, la ditta Matteo Forte realizza la posa in opera gratuita dei servizi igienici, degli impianti dell’acqua e della luce, mentre una parte del cemento, viene messo a disposizione, sempre gratuitamente, dalla Società dei Cementi di Salerno e dalla ditta Landi. Intanto, come testimonia ancora Dodaro, un aumento dei costi delle materie prime spinge la stessa Associazione Ex-Combattenti a indire una sorta di lotteria pubblica accompagnata poi da un mutuo con la Cassa di Risparmio. Poco meno di un anno dopo l’inaugurazione della prima pietra, l’edificio, già completato, presenta molte modifiche rispetto al primo progetto. Alcune modanature e fregi iniziali vengono eliminati come anche la balaustra posizionata sul terrazzo, mentre l’edificio definitivamente concluso si presenta con l’aggiunta di un piano e, al posto della scala centrale, viene realizzata una doppia scalinata laterale.Inoltre, lì dove si ipotizzava lo stemma dei Savoia, in alto al centro del prospetto, viene collocata l’aquila con un fascio littorio (simboli del tempo fascista). Sul giornale mensile “Salernum” (Rassegna dell’azione fascista nel Salernitano), oggi custodito nella Biblioteca Provinciale di Salerno, del Marzo del 1939 (XVII E.F.), possiamo osservare una interessante planimetria dell’area, realizzata in occasione della costruzione della “Casa Littoria”, su cui si evidenziano anche la “Casa del Combattente” non lontana dal costruendo Palazzo Littorio (oggi la Prefettura), il Palazzo di Città di Camillo Guerra e la Casa del Balilla (attuale Sala Pier Paolo Pasolini) tutti parte del processi di ampliamento dell’ urbanizzazione della Città secondo il Piano Regolatore Calza-Bini (1936-37). Allo stato attuale l’immobile, in discrete condizioni, ospita la “Fondazione Filiberto Menna”, l’Associazione Nazionale “Marinai d’Italia” e i “Reduci di Guerra”, e inoltre la Fondazione ospita “Casa Limen”.