Sono passati 70 anni dalla tragica alluvione che sconvolse la città di Salerno e parte della Costiera amalfitana (notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954), evento che procurò ingenti danni materiali ma anche numerosi morti, ben 318 e 5000 senzatetto.
La tragedia sconvolse non soltanto la comunità salernitana ma anche tutta l’Italia, con conseguenti aiuti, anche economici, sia dallo Stato che dai semplici cittadini di tutta la Nazione. Sparsi per il Capoluogo, alcuni elementi commemorativi (lapidi o muretti-lapidi) rievocano il dolore della tragedia: una lapide del 2004 si trova nel quartiere più disastrato, Canalone, mentre un’altra, più a valle in prossimità della chiesa dell’Annunziata, fu realizzata nel 2005. Un muretto commemorativo, nel quartiere Mariconda, riporta le parole del grande poeta-ermetico salernitano Alfonso Gatto. Di rilevante interesse artistico sono, invece, le due opere realizzate dall’artista Pasquale Avallone, la prima collocata all’interno del Cimitero salernitano, nel quartiere Brignano, l’altra posizionata nel quartiere Santa Margherita, zona est di Salerno. Negli ultimi anni, alla vigilia e nel giorno di commemorazione del disastroso evento, i social network locali riportano diverse foto di giornali dell’epoca che richiamano alla memoria dettagli della triste vicenda. Come spesso capita, in questa spietata guerra dell’ultimo “like”, molte di esse vengono condivise senza alcuna cognizione logica e, così, anche i due monumenti sopra citati sono finiti un po’ per caso tra i vari gruppi di condivisione senza però menzionare il progettista o specificare il significato ad essi sotteso. Va precisato, tuttavia, che per entrambe non vi è, in loco, alcun cartello che possa fornire poche semplici informazioni che restituiscano all’osservatore il senso stesso delle due opere con qualche dettaglio stesso dell’autore. La prima opera del il prof. Avallone, nel Cimitero cittadino, si intitola “Monumento ricordo alle vittime dell’alluvione”, i cui documenti sono custoditi nell’Archivio Storico del Comune di Salerno, (Collocazione provvisoria IV-V -33/3) Il giornale “Il Messaggero del Mezzogiorno” del 2 giugno 1955, (quasi 8 mesi dopo il tragico evento), ne da per la prima volta notizia: “L’insigne prof. Pasquale Avallone, l’emerito artista salernitano, al cui attivo sono tante opere ricordevoli della nostra città… ha, nei giorni scorsi, consegnato all’egregio Commissario Prefettizio al Comune, comm. dr. Lorenzo Salazar, il suo più che pregevole bozzetto per il monumento che dovrebbe sorgere nel cimitero di Salerno onde eternare il luttuoso avvenimento che se ferì gravemente la nostra città, forse nelle sue parti più vitali, non prostrò la sua gente che trovò nella calamità un incentivo formabile a riparare i danni, a riprendersi completamente e ad onorare i suoi morti”.
Il primo bozzetto realizzato dal prof. Avallone rappresentava, con un disegno acquerellato, una stele in cemento armato su basamento in travertino, tre croci centrali e pannelli bronzei (altorilievi) sulle quattro facciate del monumento. Con Delibera n°1647 del 14 giugno 1955 “Costruzione di monumento in memoria delle vittime dell’alluvione del 25 ottobre 1954”, si afferma che la Civica Amministrazione intende realizzare un’opera in memoria degli scomparsi dell’alluvione affidando allo scultore, prof. Pasquale Avallone l’incarico di progettare un monumento da collocare all’interno del Cimitero di Salerno. Il Commissario Prefettizio di allora, Lorenzo Salazar, deliba la realizzazione dell’opera da farsi con una spesa che ammontava a 1.990.000.
Il disegno-bozza poi viene ulteriormente rettificato dallo stesso artista attraverso una lettera per il Commissario Prefettizio, datata 4 ottobre 1955, dove l’autore afferma che in realtà il progetto prevedeva non quattro pannelli in bronzo ma soltanto uno, posto sulla facciata principale raffigurante il volto-altorilievo dell’Addolorata. Sui tre lati invece, secondo Avallone, erano previsti dei vetri colorati dai quali s’intravedeva la lampada votiva (posta all’interno del monumento). Il monumento, in realtà, non corrisponde pienamente al progetto: le tre croci presenti sul piedistallo scompaiono per presentarsi una per ogni lato, i pannelli vitrei non verranno mai realizzati, mentre la parte superiore dell’opera viene arcuata. Il monumento, composto da conglomerato cementizio rivestito in travertino di Tivoli, risulta, purtroppo modificato a causa dell’incapacità esecutiva dell’impresa affidataria (ditta Sarno che realizzò, con estrema lentezza, solo parte del monumento).
A completare l’opera fu la ditta Palumbo. Il monumento venne inaugurato il 2 novembre 1956, era Sindaco di Salerno Alfonso Menna. Il secondo monumento è collocato nell’area orientale di Salerno, nel nuovo rione cosiddetto degli Alluvionati. Anche in questo caso la documentazione è depositata presso l’Archivio Storico del Comune di Salerno (collocazione provvisoria Divisione lavori Pubblici VI-IV 4/2). Nel 1957 si decide di realizzare un’opera monumentale nel nuovo rione orientale di Salerno, alla “Riconoscenza alla nazione per i soccorsi ricevuti in occasione del nubifragio”. Il tutto fu conseguenza della proposta da parte dell’ingegnere Capo del Municipio, Giovanni Sabatini, al Sindaco Alfonso Menna. Il 10 dicembre del 1956 con Delibera n°1161 si stabiliva di affidare la progettazione del monumento, il cui preliminare doveva essere presentato entro l’anno, al Prof. Pasquale Avallone. Nel gennaio 1957, la bozza non era stata ancora presentata e, di conseguenza, il Sindaco invitava l’artista a presentare sua progettazione in tempi rapidi.
Interessante è la spiegazione dell’opera firmata dallo stesso artista: “E’ mia idea che il lavoro a me affidato debba essere raffigurato in un ricordo, più che in un monumento, se questo termine volesse riferirsi alla mole dell’opera, e non al suo contenuto…qualsiasi opera deve essere, anzitutto, ambientata, dal punto di vista dimensionale, e fusa con le costruzioni che delimitano l’area, su cui il monumento deve sorgere…io vedrei il ricordo sotto forma di un’ara che, nel pensiero artistico, dovrebbe rappresenta la gratitudine…esprimere la riconoscenza dell’intero popolo salernitano, verso i fratelli d’Italia. Quest’opera la vedrei addossata alla facciata principale dell’edificio destinato a “Centro sociale” quasi a far corpo con esso…Essa poggerebbe su un basamento di tre o più scalini, sul fronte dell’ara, spiccherebbe, in altorilievo, una mezza figura di donna, simboleggiante la riconoscenza quale reggerebbe sulle mani una fiamma”. L’artista, come seconda ipotesi, vedeva l’opera posta al centro della piazza antistante il Centro sociale, e tale posizione fu poi approvata dall’Amministrazione con la figura bronzea in rosso patinato antico. Il progetto venne approvato nel marzo del 1957, e realizzati nel giro di poco tempo. La ditta Sabato Fasano completò, difatti, l’opera (rivestita in travertino di Tivoli e alta quasi 6 metri) il 30 giugno (per un costo di 2.651.838 lire). L’altorilievo bronzeo venne realizzato dalla fonderia napoletana Salvatore Monaco. Il monumento è privo di epigrafe con lettere, a carattere romano, in bronzo smerigliato della ditta Valentino Ferdinando, contemplato nel progetto. Purtroppo, entrambi i monumenti presentano, sulla superfice degli elementi bronzei, macchie di malachite e azzurrite che deturpano in maniera evidente gli altorilievi; inoltre anche il rivestimento in travertino andrebbe, sottoposto a manutenzione. Oltre al recupero di tali monumentalità storiche, si potrebbe, per semplice amore della conoscenza, associare un cartello con una breve descrizione delle opere. Sarebbe il caso d’iniziare a pensarci?