Adagiato su un colle, a ben 508 m. s.l.m., nell’insieme di alture che disegnano il paesaggio dell’area meridionale del lago Trasimeno, Città della Pieve è un comune umbro a confine con la vicina regione Toscana. La sua peculiarità geografica, oltre a garantirle nel tempo numerosi vantaggi essendo, di fatto, parte integrante della Val di Chiana Umbra o Perugina, la cosiddetta Val di Chiana meridionale, (il resto della valle rientra, invece, nelle province toscane di Siena ed Arezzo), ha favorito numerose contaminazioni culturali ed economiche ancora visibili nella cultura dei suoi abitanti. Caratteristica tipica del luogo è il materiale di costruzione dei suoi edifici, ovvero il laterizio, in zona ricca di cave di argilla in cui si attestano già nel medioevo numerose fabbriche di terracotta, in netta antitesi alle architetture degli altri centri umbri, e assai più vicina alle realtà del senese. Il suo territorio, tra i più verdi d’Italia, si contraddistingue per i suoi campi coltivati a girasoli, mais e grano, in pianura, e i terreni collinari adibiti a viticoltura e olivicoltura e, non per ultimo, alla coltivazione del famoso zafferano. Nel XIX secolo la città diviene meta di pellegrinaggio per numerosi studiosi e cultori dell’arte dell’Europa centro-settentrionale alla ricerca delle origini del famoso pittore Pietro Vannucci detto il Perugino.
Da quel momento Città della Pieve inizia a godere di una certa fama in tutta Europa dopo secoli di anonimato all’ombra di Perugia e poi di Roma. Numerosi sono i viaggiatori provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Vienna all’inizio del XIX secolo, come Johan Anton Ramboux o Karl Friedrich von Rumohr che studiano e valorizzano le bellezze del borgo. Nel 1831, Antoine Claude Pasquin, bibliotecario della reggia di Versailles, è il primo a pubblicare una guida sull’Italia in cui si parla di Todi, Spello e Città della Pieve. A metà ottocento è poi uno scrittore anglosassone a descrivere il borgo nel volume “Cities and cemeteries of Etruria”. A partire da un approfondito studio sull’area umbro-marchigiana, lo scrittore e storico dell’arte Giovan Battista Cavalcaselle realizza, assieme a Giovanni Morelli, il Catalogo delle opere d’arte delle Marche e dell’Umbria, in cui si descrive anche Città della Pieve. Il borgo viene meglio conosciuto in ambito internazionale grazie al volume dello storico dell’arte francese Jacques-Camille Broussolle, dal titolo “Pèlerinages ombriens. Etudes d’art et voyages” uscito per la prima volta a Parigi nel 1896. In un intervento l’autore esprime un giudizio notevole del borgo:” Città più meravigliosa dell’Umbria, la città perfetta”, e continua: “Come ci sembra bella nel suo svilupparsi in cima a una collina con la linea tranquilla delle sue case. Niente di eccessivo o di contrastante. I pendii sono lasciati al verde gioioso, alle coltivazioni e agli ulivi. Alcuni campanili dominano da soli verso metà della linea. Che strana città! E’ così che s’intende la bellezza pittoresca nella patria del Perugino? Ho fretta di saperlo.” Nel periodo etrusco, ma anche romano, il territorio di Città della Pieve rientrava sotto il dominio della città di Chiusi.
Ne sono testimonianza i numerosi reperti archeologici rinvenuti in tutto il territorio, come il ritrovamento, nel 2015, della tomba etrusca di “Laris Pulfnas” o il più conosciuto obelisco del V secolo a.c. custodito attualmente al piano terra di palazzo della Corgna. Il primo nucleo urbano nasce intorno al VII secolo d.C., come castrum, postazione fortificata longobarda con funzione di avvistamento, posto così ai confini con il territorio della bizantina Perugia. Non lontano dal castrum, fuori le mura, una chiesetta o meglio una Pieve (edificio religioso con funzioni battesimali) era dedicata ai santi Gervasio e Protasio (martiri legati al territorio Longobardo). Intorno ad essa si amplia, man mano, l’abitato denominato Castrum Plebis S. Gervasi (il Castello della Pieve) siamo nel 1000 d.C. Protetto da una cinta muraria, il piccolo borgo, in questo periodo, si amplia considerevolmente, principalmente grazie a 3 fattori: il primo è il costante ma inarrestabile impaludimento della Valdichiana; e il secondo è la relativa vicinanza con la via dell’Alpe di Serra (che collega Forlì con Montefiascone), e infine il collegamento con una ulteriore importante arteria ovvero la via Francigena. Paese di confine con la Repubblica di Siena, Castel della Pieve è, di fatto, sottomessa ai vicini perugini, i quali possono ben controllare eventuali rappresaglie senesi. Ma tale sottomissione non è ben accetta. La popolazione, all’epoca, per lo più costituita da una borghesia dedita alla lavorazione del laterizio, del panno cremisi (un tessuto di notevole qualità e valore) e del ferro battuto, mal tollerava questa sottomissione. Inoltre il suo legame con la fazione ghibellina è in netto contrasto con la guelfa Perugia! Nel 1228 durante un conflitto tra le truppe imperiali e senesi e le altre città umbre, Castel della Pieve chiede la protezione di Federico II di Svevia, ottenendo una certa libertà e autonomia di breve durata, di fatto, già nel 1250 il paese viene nuovamente soggiogato alla città del Grifo (Perugia). E’ di questo periodo la realizzazione della torre Civica, addossata alla Cattedrale, dai caratteri stilistici del romanico lombardo, presenti diffusamente nella vicina Toscana, in cui si notano finestre monofore, bifore, trifore e quadrifore.
Due stemmi presenti sulla facciata del medioevale Palazzo dei Priori (completamente rimaneggiato nei secoli): rappresentano una semplice torre (il primo stemma cittadino risalente all’alto medioevo) l’altro, postumo, si presenta sempre con una torre, al centro, accompagnata da due bisce, simbolo dei Visconti, (modifica che risale al 1375 allorquando Castel della Pieve si alleò con la Repubblica di Milano). Nel XIII secolo, il borgo presenta un impianto urbanistico ancora oggi visibile, non modificato nei secoli, avendo Perugia impedito per lungo tempo l’espansione del paese. La sua maglia urbana rispecchia le soluzioni tipiche della civiltà comunale: le strade più larghe e spesso curve testimoniano la presenza di una classe di cavalieri che utilizzavano il cavallo, quelle più strette, invece, con un andamento piuttosto frammentato sono appannaggio dei pedoni e dei contadini. Due curiosità del borgo: la prima è l’andamento ricurvo di alcune strade che permetteva ai cavalieri di sfuggire alle frecce dei pedoni, la seconda è il vicolo più stretto d’Italia “Vicolo Baciadonne” nato probabilmente da una lite tra confinanti.
Alla metà del ‘200, vengono per la prima volta nominati i Terzieri, ovvero le antiche suddivisioni urbanistiche: si tratta del Terziere Borgo Dentro, che riflette la classe sociale della borghesia; Terziere Castello o classe dei Cavalieri che rispecchia l’aristocrazia; Terziere Casalino o classe dei pedoni (i contadini). Ogni anno, in agosto, ha luogo il Palio dei Terzieri: antica rievocazione storica in costume, ricca di appuntamenti come il Lancio della Sfida, Fiere rinascimentali, spettacoli di giocolieri e sputafuoco, e in più l’apertura di affascianti trattorie con menù storici. La manifestazione si conclude con la rievocazione dell’antica Caccia del Toro (ovvero il tiro con l’arco in cui si devono colpire delle sagome rappresentanti dei tori di razza chianina fissati su pedane mobili). Dall’alto Città della Pieve presenta una sagoma molto simile a un’aquila. Come la città di Siena, ha un impianto urbanistico costituito da una piazza principale, al centro dell’abitato, dalla quale dipartono le 4 vie più importanti. Tali vie portano poi alle 4 porte della città,
al di là delle quali (extra moenia, fuori le mura ancora visibili) sono collocate, come in Siena, le chiese con convento: la chiesa di Santa Maria dei Servi (in prossimità di Porta Romana detta anche di Santa Maria o del Vecciano),
chiesa di San Francesco e Oratorio di San Bartolomeo nei pressi di Porta Perugina (abbattuta nel XIX secolo) detta anche di San Francesco,
la chiesa di Sant’Agostino nei pressi di Porta Fiorentina, (o di Sant’Agostino) parzialmente distrutta, e la chiesa di San Pietro con la Porta del Castello, anch’essa non più esistente. Lungo le mura sono ancora visibili alcune delle superstiti torri due-trecentesche, come la Torre Verri
in prossimità di Porta Romana, le torri della Rocca costruita in prossimità delle mura per volere dei perugini nel 1326 (presenta 5 torri di cui due mozzate), la Torre del Vescovo detta così perché di proprietà vescovile e fatta erigere contemporaneamente alla Rocca.
per ulteriori approfondimenti sul territorio di Città della Pieve, vi invito a leggere i seguenti articoli:
La storia della Bonifica della Valdichiana con uno sguardo al “Callone Pontificio”.
Il territorio della Valdichiana meridionale e la storia della Torre del Buterone