Legambiente: “Nei piccoli comuni una casa vuota ogni due occupate. Un patrimonio abitativo che rappresenta un’opportunità di riuso sociale, di recupero edilizio e turistico che potrebbe essere utilmente impiegata per nuova residenzialità, anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti”
Torna Voler Bene all’Italia, la giornata nazionale dei piccoli comuni promossa da Legambiente insieme ad un vasto comitato promotore di associazioni per dare voci ai piccoli comuni e per risvegliare un sentimento d’amore per il Paese. Nel week end del 2 e 3 giugno i piccoli borghi campani apriranno le porte ai turisti e cittadini con visite guidate, escursioni nel verde, spettacoli folcloristici, eventi eno-gastronomici, mostre e mercatini per mettere in mostra il meglio del territorio, ma anche tante biciclettate, passeggiate ecologiche e cicloturistiche. La Campania sarà capitale di Voler Bene all’Italia con l’appuntamento nazionale che si svolgerà domenica 3 giugno a Torrecuso (Bn) e che vedrà tra gli altri la partecipazione di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente; Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola e Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania.
In Campania sono 335 i piccoli comuni, pari al 61% del totale dei comuni della regione, dove vivono 721.927 persone (pari al 13% dei residenti campani). In Campania il 49,4 dei piccoli comuni rientrano in parchi, riserve o aree naturali. Ma l’economia verde dei piccoli comuni ruota anche intorno a produzioni di qualità, basate sulla capacità di realizzare produzioni uniche come le tipicità locali, vero e proprio valore aggiunto delle economie locali: il 94% presenta almeno un prodotto DOP e la maggior parte ne presenta più di uno.
«Vogliamo riportare ancora una volta l’attenzione sulle grandi potenzialità dei borghi italiani, luoghi di storia, cultura e tradizione, ma anche culle di innovazione sociale e laboratori di futuro – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente -. Ma è fondamentale che queste preziose esperienze non rimangono delle storie pioneristiche, ma che vengano inglobate in un progetto più articolato e ambizioso, in grado di metterle in connessione tra di loro e replicarle, determinando anche un nuovo assetto socio-economico. Infine è fondamentale che vengono rispettati i tempi di approvazione dei decreti attuativi previsti dalla legge e che vengano stanziati più risorse per i borghi».
Una due giorni per raccontare l’altra Italia, quella dei piccoli borghi italiani, sotto i 5mila abitanti, che lottano contro il fenomeno dello spopolamento e del disagio insediativo e che hanno deciso di scommettere su innovazione, sostenibilità, salvaguardia dell’ambiente, accoglienza, integrazione ma anche su un radicale ripensamento dei servizi per la cittadinanza.
L’ultimo rapporto nazionale Piccoli Comuni curato nel 2017 per Legambiente da Sandro Polci e Roberto Gambassi, indica come nei piccoli comuni si conti ancora una casa vuota ogni due occupate. Un patrimonio abitativo che rappresenta un’opportunità di riuso sociale, di recupero edilizio e turistico che potrebbe essere utilmente impiegata per nuova residenzialità, anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti. Solo puntando sul 15% del patrimonio abitativo disponibile si potrebbero ospitare 300mila nuovi cittadini e invertire il tragico calo demografico a cui sono condannate queste aree, oltre a produrre con opere di adeguamento 2 miliardi di giro di affari nel settore della rigenerazione urbana e 30mila nuovi addetti da impiegare.
Un esempio arriva dal Comune di Castelpoto, in provincia di Benevento. Gli abitanti del piccolo comune sannita stanno sperimentando i lati positivi della scelta di essere un territorio “a esclusione zero”. Qui le case vuote trovano nuovi inquilini e i giovani iniziano a pensare di rimanere, Castelpoto è uno dei quindici comuni che hanno sottoscritto il “Manifesto per una rete dei Piccoli Comuni del Welcome” promosso da Caritas Benevento, condividendo le buone pratiche dell’accoglienza. Un territorio, quello beneventano, dinamico dove si è attivato un circuito virtuoso e una catena di valore: nel borgo della rete di Torrecuso, ad esempio, Legambiente ha recuperato una struttura con bioarchitettura, risparmio energetico e recupero di acque bianche per farne un centro visite, che potrebbe diventare ora anche una fattoria sociale.
Piccole storie che lasciano ben sperare e che dimostrano come già molti piccoli comuni si siano mossi in questi anni autonomamente lavorando su diversi linee di intervento, previste dall’attuale legge 158/2017 sui piccoli comuni, approvata nel 2017 e con primo firmatario Ermete Realacci, e che prevede fino al 2023 un fondo di 100 milioni per lo sviluppo strutturale, economico e sociale a favore dei piccoli centri e che abbraccia diversi ambiti. Un provvedimento che offre uno strumento di indirizzo strategico a lungo atteso, ma che per Legambiente deve essere accompagno da azioni fondamentali a partire dal rispetto dei tempi di approvazione dei decreti attuativi previsti dalla legge. Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato unappello, sottoscritto già da centinaia di sindaci, e indirizzato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di farsi portavoce presso il Governo per un’accelerazione dei tempi su questo fronte e che vengano previste più risorse da destinare ai piccoli comuni, perché i 100 milioni di euro previsti fino al 2023 dalla legge bastano appena per partire.
Redazione SalernoNews24.it