E’ morto oggi Albert Uderzo, giunto alla consacrazione come fumettista grazie ad Asterix, coprodotto con Renè Goscinny.
Nato a Fismes, nella Marna da emigranti italiani, papà della provincia di Treviso, mamma della provincia di La Spezia, trasferiti poi in Francia. Albert Uderzo manifesta sin da piccolo la vocazione per il disegno e inizia a creare all’età di sette anni. Scoprire di essere daltonico, gli impedirà di dipingere ma non di disegnare. A 13 anni viene assunto dalla Société Parisienne d’Édition in qualità di letterista, ritoccatore di fotografie, correttore di bozze, grafico. Evitato il servizio militare, si trasferisce in Bretagna con il fratello per tornare dai genitori e vivere nella clandestinità fino alla liberazione di Parigi il 25 agosto 1944.
Il suo primo fumetto è Flamberge Gentilhomme Gascon, storia di moschettieri, nel 1954 inventa Clopinard, un vecchio soldato con una sola gamba che diceva di dover la sua lunga vita al fatto di aver mangiato grandi quantità di polvere da sparo. Nel 1946 crea Arys Buck, Prince Rollin e Belloy per la nuova rivista OK.
Reporter-disegnatore verrà assunto da World Press dove conoscerà Renè Goscinny, giovane autore francese appena arrivato dagli USA con cui condividerà anni di grandi soddisfazioni professionali.
Nel 1959 Radio Luxembourg fa loro una proposta coraggiosa per quei tempi: fondare un giornale per i giovani, con la radio come supporto pubblicitario. Nasce Pilote e debutta anche una nuova serie, introdotta da un breve commento:«Asterix incarna maliziosamente tutte le virtù dei nostri antenati Galli. L’umorismo di René Goscinny e Uderzo vi farà amare questo piccolo guerriero baffuto, personaggio nuovo nel mondo dei fumetti.»
Le avventure si susseguono, il pubblico si appassiona ed il logo Pilote viene modificato in Obelix. Astérix diventa l’eroe amato, limitato solo dal fisico mentre i difetti franco-gallici vanno a ricadere sul suo compare: Obélix, suscettibile, irascibile e goloso. E’ l’inizio di disegni inconfondibili, unici nello stile con storie accattivanti.
Addio, maestro…