E’ morto Ferdinando Imposimato, il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo.

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Si è spento al “Gemelli” di Roma a 81 anni- di Claudia Izzo-

E’ morto a Roma Ferdinando Imposimato, il magistrato campano, classe ’36, nativo di Maddaloni, protagonista della lotta a Cosa Nostra, alla camorra ed al terrorismo, il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo.
Era il 19 marzo 2015, giornata dedicata alla Legalità, quando ho avuto il piacere di conoscerlo moderando il convegno che lo vedeva protagonista, a Salerno, dal titolo “La famiglia secondo la Costituzione”. Non mancarono, durante l’incontro, affermazioni forti e decise riguardanti l’incostituzionalità della Legge Severino poiché essa “prevedeva la sospensione della pena principale, non di quelle accessorie” e parlando della decadenza del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, per incompatibilità con l’incarico di vice Ministro alle Infrastrutture ed ai Trasporti, parlò di “conflitto d’interessi, conflitto che è alla base della corruzione, fenomeno censurato proprio dalla Legge Severino”. La telefonata che ne seguì mi diede la possibilità di continuare ad apprezzarne il professionista, il politico di pensiero e di azione, l’uomo ricco di umanità.

La vita di Imposimato resta uno spaccato della storia del nostro Paese. Divenuto magistrato, è stato il primo a parlare di commistioni tra il terrorismo italiano ed i servizi segreti israeliani e dell’ombra del KGB nel caso Moro. E’ lui, infatti, a curare il caso del rapimento di Aldo Moro nel 1978, l’attentato a Papa Giovanni II nel 1981, l’omicidio del vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Istruisce il processo di Michele Sindona, banchiere siciliano legato a Cosa nostra, alla banda della Magliana. E’ lui a firmare numerosi disegni di legge sulla riforma degli appalti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo.
Non cede, non molla, istruisce processi a politici, costruttori, alti prelati, usurai, finanzieri. Nel 1983, per una vendetta trasversale, viene ucciso il fratello Franco. Nel 1986 lascia la magistratura a seguito delle continue minacce di Cosa Nostra.

“I tre fratelli” è l’opera cinematografica firmata dal regista Francesco Rosi che si ispira alla vita del magistrato campano e dei suoi fratelli, uno operaio, uno direttore di un carcere. Nel 1986 scrive sei storie giudiziarie per la RAI “ Il Giudice Istruttore” che raccontano alcune delle sue inchieste. E’ Erland Josephson , l’attore prediletto da Ingmar Bergman, ad interpretare il ruolo del giudice Imposimato. Qui emerge il tema della fallacia della giustizia, della contraddizione tra verità processuale e verità reale. Fellini, affascinato dalla tematica, gli proporrà di scrivere per il cinema, ma sopraggiungerà la morte di quest’ultimo a far cadere il progetto nel vuoto.

Nel 2012 il giudice Imposimato scrive “La Repubblica delle stragi impunite” analizzando le tantissime stragi italiane. E’ lui a dar vita alla ricerca di verità alternative a quelle processuali in alcuni celebri casi quali il caso Sofri, il caso Marta Russo, il caso Carlotto.

Passa al PD e successivamente, nel 2013, viene scelto dal Movimento 5 Stelle per l’elezione a Presidente della Repubblica, lo stesso Movimento lo sosterrà nelle successive elezioni del 2015.

Domani sarà possibile rendergli l’ultimo saluto presso la Chiesa Mater Ecclesiae in via Shangai, 10 , alle ore 14,00, nel quartiere Torrino, a Roma.

 

Fotografia a cura di Marta Benesova, convegno del 19 marzo 2015.

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