Il Festival di Sanremo e i ricordi della nonna

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Il Festival di Sanremo ieri e oggi- di Luigia Di Filippo

Caro Festival, quando nascesti tu ero anch’io quasi un germoglio e, come tante mie coetanee, non possedevo in casa un televisore per poter adagiare i miei sogni sulle note delle tue melodiche canzoni. Ma, fortunatamente, non c’erano né profonde radici di egoismo, né porte chiuse da parte di coloro che avevano avuto la fortuna di acquistarne uno. Ci ospitava, perciò, la famiglia della porta accanto o quella che abitava un po’ più in là e, con fare garrulo e leggiadro, non mancavamo mai al tuo appuntamento.

Regalavi momenti di estasi non solo a noi, ma l’eco delle tue canzoni varcava i nostri confini e allietava migliaia di italiani sparsi nel mondo.Calato il sipario, restavano nella nostra memoria fertile i ritornelli più orecchiabili e li cantavamo giorno dopo giorno, da sole o in compagnia, mentre alimentavano i nostri sogni di una immensa felicità futura.

Ora anche tu, come me, sei un po’ invecchiato, hai sulle spalle 69 primavere, ma, mentre i miei sogni sono già tramontati, tu continuerai, spero, a far sognare questa gioventù dal cuore deserto e arso, forse perché il suo DNA si è modificato oppure è colpa di coloro che reggono il timone di questa barca “Italia” che purtroppo, da diversi anni, fa acqua da tutte le parti.

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