di Claudia Izzo
Per i credenti è un miracolo, per altri è un prodigio, “un fatto cioè che abbia in sé del meraviglioso e dell’insolito”, per il mondo della scienza si tratta di tissotropia, ma oggi Napoli ha avuto ciò che, in un mondo intriso di comunicazione, può essere definito il messaggio del suo Santo Patrono: alle ore 10,02 il sangue del Patrono si è sciolto.
In realtà il sangue è arrivato all’altare già sciolto in quanto il miracolo sarebbe avvenuto alle 9,54. L’ampolla roteata tra le mani dell’Arcivescovo Mimmo Battaglia ha dato il suo inequivocabile responso: “sciolto”. Se ciò non fosse avvenuto l’ostentazione sarebbe stata ripetuta alle 12 ed alle 16.30, se infatti, il miracolo o prodigio non si rinnova viene interpretato come un presagio negativo.
Andando indietro nel tempo, il sangue non si è sciolto nel 1939 e 1940, anni di inizio della Seconda Guerra Mondiale e dell’ingresso del nostro Paese in guerra; non si è sciolto nel 1943, con l’occupazione nazista di Napoli; nel 1973 con l’epidemia del colera a Napoli; nel 1980 con il terremoto in Irpinia; nel 2016 con i grandi incendi sul Vesuvio, nel 2020 con l’inizio della pandemia da Covid 19, ricordo ancora vivido.
L’evento affermativo di oggi ha dato vita allo sventolio dei tanti fazzoletti bianchi da parte della Deputazione di San Gennaro e delle “Parenti di san Gennaro” , coloro che discenderebbero da Eusebia nutrice del Santo.
Il sangue, contenuto in due ampolle fissate in una teca rotonda realizzata con una cornice d’argento e provvista di manico, è conservato nella cassaforte alle spalle dell’altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli. Come la tradizione narra è il sangue del Santo, raccolto dal Suo corpo dopo il martirio. Fu una pia donna, Eusebia, a raccoglierlo e custodirlo il 19 settembre 305.
Il rito della liquefazione si svolge il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre – giorno della ricorrenza di San Gennaro – e il 16 dicembre; ogni volta segue la stessa procedura.
Secondo la religiosità popolare vi è un altro fenomeno miracoloso legato al culto del santo che avverrebbe nel santuario di San Gennaro alla Solfatara, a Pozzuoli. Qui è conservata una lastra marmorea su cui il Santo sarebbe stato decapitato, per questo si sarebbe impregnata del suo sangue.
Ancora oggi c’è chi sostiene che, in concomitanza con il miracolo più importante che avviene a Napoli, delle tracce rosse sulla pietra diventino di colore più intenso e trasudino. Tra persecuzioni dei cristiani subite, arresti per proselitismo, San Gennaro, infatti, Vescovo di Benevento, fu portato a morire nell’anfiteatro di Pozzuoli per essere sbranato vivo, ma il Santo dopo aver benedetto gli animali feroci vide che questi si inchinarono miracolosamente al suo cospetto, rifiutandosi di toccarlo. I giudici allora lo condannarono alla decapitazione.
Due sono le ampolle che contengono il sangue, una delle quali è semivuota perché il suo contenuto fu sottratto dal re Carlo di Borbone, che, divenuto Carlo di Borbone re di Spagna, lo portò con sé. Vi è poi una terza ampolla, conservata nel Complesso Monumentale Vincenziano, cui appartiene la Chiesa della Missione nel Borgo dei Vergini, contenente sempre il sangue del Santo.
Durante questa solenne cerimonia religiosa, nel giorno di San Gennaro, guidata dall’arcivescovo di Napoli, si assiste a movimenti bruschi, dettati dalla tradizione, che l’Arcivescovo stesso effettua rovesciando l’ampolla più volte, sotto l’attento sguardo dei fedeli che affollano il Duomo.
Tra tradizione, fede e mistero, caratteristiche pregnanti della città partenopea, il popolo napoletano attende questa data con l’intensità dei figli che attendono una benedizione dal proprio padre. E’ un abbraccio questo, simbolico, tra il Santo e il suo popolo; un patto secolare tra il Vescovo e Martire cristiano e la sua Napoli che fonda le sue radici nell’arrestarsi dell’eruzione del Vesuvio del 1631: le reliquie del Santo furono portate in processione ed esposte innanzi al Vesuvio in piena attività. L’eruzione cessò e il tacito patto avvenne, San Gennaro avrebbe sempre vegliato sulla città.
Oggi più che mai, tra inaudita violenza e dolore, Napoli ha bisogno del suo Santo.