Carnevale: la Montemaranese

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di Graziella Di Grezia

C’è un carnevale irpino che vive per sé e da sé, un carnevale senza grandi preliminari e preparativi, senza allegorie o carri, un carnevale di partecipazione e non di esibizione, che nasce nelle case e si tramanda tra le generazioni “Qui si impara a ballare come i bambini imparano a parlare”.

Ne parla così il Presidente della Pro-Montemarano, Mino Mastromarino, un uomo appassionato dalla sua terra e appassionante nei suoi racconti.

Montemarano è uno dei piccoli paesi dell’ Alta Valle del Calore, poco più di duemila abitanti e tanti migranti; a 800 metri d’altezza, che ci sia la neve o il sole, a partire dal 17 gennaio di ogni anno, giorno di inizio del Carnevale, in questo paese anche le nonne che trascorrono il resto dell’ anno sedute ad aspettare i figli che non tornano, si alzano per ballare.

Non è un evento, il nostro Carnevale è un rituale” afferma Mino, mentre si muove al ritmo dei musicisti che accompagnano le mascherate.

Un clarinetto, una fisarmonica e un tamburo: questa l’anima dei festeggiamenti, strumenti che ripetono delle linee melodiche per centinaia di volte, per giorni e giorni e senza sosta; bambini, adolescenti, adulti, anziani.

Una tradizione intergenerazionale che ha un unico primum movens: il corteggiamento.

Le coppie si avvicinano e si allontanano, si sfiorano con movimenti sinuosi e mai decisi, con la grazia e la delicatezza di una danza che si fa richiamo tra uomo e donna; procedono a formare le mascherate, gruppi di ballo che procedono in file (processionali) o in cerchio, attraverso movimenti di apertura e chiusura” .

Un ballo e una musica con una dignità propria e priva di codici o di regole fisse, se non la tradizione orale ormai secolare.

Nelle coppie la protagonista è la Pacchiana Montemaranese, che veste gli abiti della tradizione popolare, il cui prototipo del 1860 è conservato in un Museo di Parigi.

Le mascherate sono dirette dal Caporabballo, o Capo del Ballo, una figura interessante di questa realtà, che nasce dal ribaltamento del classico Pulcinella. Non ha nulla di giullaresco, ma un atteggiamento severo con il ruolo di direzione e custodia dei cortei” ci racconta il Presidente, visibilmente innamorato della sua terra e delle sue tradizioni; “durante il ballo, le mascherate utilizzano anche le nacchere, che hanno la funzione di accompagnare ritmicamente le danze”.

Montemarano è un paese che vive del suo carnevale partendo dalle case e dai luoghi privati, con una diffusione capillare ma spontanea di piccoli gruppi che procedono tra i vicoli, costituendo un gruppo sempre più numeroso.

L’ autenticità del ballo e della tradizione non limita l’ospitalità a coloro che si avvicinano a questa realtà; ognuno, senza alcun codice o maschera, può avvicinarsi e ballare.

Il nostro segno di ospitalità è il lancio dei confetti, tanto più forte, quanto maggiore è la confidenza con la persona che giunge e si aggiunge al ballo” , tradizione inconsueta ma assolutamente originale.

Un Carnevale che non ha nulla di istituzionale o di programmato, che nasce e cresce nelle case delle persone e si porta tra i vicoli del paese, quale che sia la condizione climatica o sociale, una tradizione che non si ferma, ma che procede, senza sosta.

Un moto costante che ci ricorda che nella vita non possiamo stare fermi, ma che prima o poi dobbiamo iniziare a ballare.

 

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