Ricordi di un Maestro: Assunta Pellegrino e il Mondo del Marketing.

0
172

La prima volta che la conobbi mi disse: “Se vuoi aprire la mente e ti piace il marketing, devi venire a Roma.”

Assunta Pellegrino è stata per me una persona splendida. Non riesco a credere che non ci sia più, mi sembra impossibile. Era una di quelle persone che a giusto titolo possono definirsi “Maestre” di professione e di vita.

Ho lavorato con lei per circa due anni, alla MTI spa, periodo in cui ho  imparato e ricevuto molto. Aveva sempre una parola affettuosa per tutti; così umana, una vera chioccia, teneva in ufficio le foto dei figli di tutti coloro che lavoravano con lei. Era una forza della natura: per lei, lavorare significava soprattutto divertirsi e appassionarsi. Nei rari momenti in cui non lavorava, li sacrificava quasi sempre per completare vari compiti, giocando a FreeCell con incredibile astuzia, razionalità e mente matematica, intervallando le partite con telefonate per salutare amici e parenti cari.

Nel 2003 ha inventato il mio ruolo lavorativo, quello di Brand Awareness, perché vedeva in me una persona capace di mediare tra le competenze di marketing e di comunicazione.

Ha saputo piegare i miei difetti alla finalizzazione del lavoro, insegnandomi che il metodo non va mai sacrificato per la creatività, che il rigore formale nell’invio di un’e-mail è importante quanto il suo contenuto, e che nel marketing e nella comunicazione tutto ha un’etichetta e un galateo. Comunicava con eleganza e grazia, senza mai essere ridondante, sottovoce, come amava dire. Aveva la capacità di identificare il problema centrale in ogni situazione e, con incredibile tenacia, non mollava mai, seguendo il suo istinto.

Era dotata di un’intelligenza autentica e una capacità di argomentazione unica, riusciva sempre a coinvolgere tutti in attività lavorative e sociali, organizzando cene davvero indimenticabili.

Anche adesso, se la ricordo, non posso fare a meno di sorridere, perché ha lasciato tantissimi ricordi, sensazioni ed emozioni fresche, originali e concrete, che conservavano sempre una certa ironia nell’osservazione della realtà.

Si è sempre definita “contemporanea” ma ha sempre guardato con speranza e ottimismo al futuro, trovando il coraggio di proseguire nel suo cammino anche nei momenti difficili.

Una sola volta l’ho vista versare una lacrima, ma dopo pochi istanti, seppur ferita, mi spronava ed incoraggiava a guardare avanti nella mia vita.

Aveva il talento di vendere il ghiaccio agli eschimesi. Quando alzava la cornetta del telefono, mi sfidava sempre dicendo: “Fefè (questo era l’appellativo con cui mi chiamava, quando ero bravo, altrimenti ‘sciabaffù’ – che penso significhi persona approssimativa, fessacchione), oggi con chi vogliamo parlare? Con chi vogliamo fare business intelligence? Dammi tre minuti e ti passo il Presidente della Repubblica.” E così era, tanto che si guadagnò l’appellativo di “Voce e’ nott”, apprezzata e amata da molti professionisti del settore informatico e del marketing, riusciva a creare interazione e veri e propri network relazionali.

Per lei il marketing era passione, amore allo stato puro.

Ripeteva sempre: “Il marketing fa sognare, il tecnico funzionare e il commerciale vendere.” Sapeva cavare il meglio dalle persone e considerava il vincolo di subordinazione solo un elemento di difesa verso l’esterno, mai qualcosa da utilizzare all’interno del proprio team.

Aveva una straordinaria capacità di ‘fotografare’ le persone e di motivarle. La prima volta che facemmo lo stage e ci trovammo di fronte a lei, pensammo ci fosse un team di 30 persone a fare quel lavoro. Aveva la capacità di far sembrare anche una piccola azienda informatica come Microsoft. Inoltre, nel settore delle telecomunicazioni e informatico, aveva competenze eccellenti, essendo stata una delle prime donne programmatrici in Italia in IBM. Aveva unito queste competenze a quelle di team leader in un’agenzia di direct marketing a Milano, per poi perfezionare e integrare tutte queste capacità con un Master, lo stesso mio, quello presso il Centro Studi Enrico Cogno e Associati di Roma.

Ma gli insegnamenti più belli li ho ricevuti nella sua Panda bianca, in trasferta per eventi, e nei vari ristoranti napoletani, dove tra un pasto e l’altro su tovaglioli di carta tracciavamo strategie di mercato.

Una napoletana che non era nata a Milano per sbaglio, questa era Assunta, capace di amare e affezionarsi alle persone che condividevano la passione per il marketing, tanto da considerare traditori coloro che la abbandonavano.

Mi mancano già adesso le ore passate in macchina a fare briefing, debriefing, fasi mentali e bozze creative, o magari semplicemente a discutere del perché o del percome stessi in quel momento.

Non posso dimenticare neanche le sue gaffe geniali. Ne racconto due:

All’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si arrabbiò con il responsabile del sito e con il suo superiore, il direttore tecnico, perché non avevano inserito nella sezione eventi la notizia di un Open Day organizzato insieme a loro dalla nostra azienda. L’assurdo è che non avevamo pensato che per loro ‘eventi’ equivalesse a eventi sismici, non eventi di marketing, da ciò scaturì il loro stupore e anche fragorose risate.

Ad un evento invece organizzato presso la Normale di Pisa, Assunta ne fece un’altra delle sue. Pensando che il nostro direttore finanziario avesse voluto risparmiare sulla prenotazione dell’albergo ed essendo arrivati in notte fonda, lei mi disse: “De fé’, ma che centro di Pisa, chissà dove ci hanno sbattuti, un posto brutto, tetro, qui tra la foschia si vede solo un campanile tutto storto.” Io guardai e caddi a terra; non aveva riconosciuto la Torre di Pisa.

Spesso sosteneva che la pagassero per essere la mia segretaria, e per ricordarmi gli appuntamenti che dimenticavo, a seconda dei casi, pretendeva o un centesimo o un caffè, cosa a cui non avrebbe mai rinunciato insieme alle sue MS rosse. Era travolgente, forte, un personaggio. Quando si agghindava con la mantella e le scarpe con tacchi alti significava che la persona da incontrare era davvero importante, ma era anche capace a fine riunione di togliersi le scarpe e camminare scalza.

Conosceva e trattava il web come casa sua, era sempre entusiasta nel partecipare ad incontri, mi chiedeva sempre della FERPI, partecipava in ADICO (sia a Roma che a Milano). Insomma, una grande nel suo lavoro. Per questo le avevo dato il soprannome di Tina Turner del Marketing, una cantante che lei stimava e apprezzava per la grinta.

Ho perso una luce, un’amica e un capo fantastico, l’unica che sia riuscita a farmi davvero lavorare e a far uscire il massimo da me. Ma è dal lato squisitamente personale che lascia un solco incolmabile.

L’eredità dei ricordi che porto dentro me la rende presente anche qui ora, e sono sicuro che si stia già organizzando per qualche campagna travolgente lassù; non ha mai saputo stare ferma, sacrificandosi sempre. Sta sicuramente preparando qualcosa di speciale per tutti.

Loading

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
CAPTCHA user score failed. Please contact us!