Sarà inaugurata il prossimo 23 novembre, ore 18:30 la mostra di Giuseppe Di Muro, ZEMRUDE La città molteplice, curata da Massimo Bignardi: in esposizione oltre settanta opere in ceramica raku, realizzate dall’artista nel corso dell’ultimo decennio. Opere legate da un fil rouge che attraversa l’intero sviluppo narrativo di un’ipotetica città ‘molteplice’, che è “l’umore di chi la guarda”, come è Zemrude che Calvino descrive nel suo celebre Le città invisibili.
“Il progetto di questa mostra allestita oggi al Museo-FRaC – precisa Anna Petta, sindaco di Baronissi nella presentazione al catalogo edito da Gutenberg – libera da ogni sovrastruttura ideologica, dà la giusta misura del rapporto tra la dimensione immaginativa delle arti figurative e quella propria della letteratura: oggi l’artista pone l’attenzione su Zamrude, ulteriore creatura dell’immaginazione calviniana: città molteplice, vale a dire che ha più punti di vista grazie all’attenzione di chi la guarda e la ama. Come è stato per le numerosissime mostre promosse e allestite al Museo-FRaC, non ultima dedicata al book fotografico che Jacopo Naddeo ha dedicato al Burkina Faso, questa odierna si offre come un ulteriore momento di scoperta e di riflessione, della storia e dell’attualità del territorio creativo della nostra regione, ricostruendo e rileggendo l’esperienza di un artista qual è Giuseppe Di Muro.
È il secondo appuntamento del fitto programma di attività del Museo-FRaC per il 2024-2025, che vedrà l’Amministrazione comunale impegnata a far si che questo luogo di ricerca, di sperimentazione, di promozione della cultura artistica possa continuare nella sua opera”.
“Nella lunga intervista – scrive Bignardi –, rilasciata da Italo Calvino a Claudio Marabini, riproposta da quest’ultimo in Le città dei poeti, alla domanda del perché di un libro come Le città invisibili, lo scrittore risponde: «Perché il senso di una città è sempre qualcosa da interpretare. Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti, bisogna per prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le idee ricevute, le immagini precostituite». Poi, aggiunge: «bisogna semplificare, ridurre all’essenziale l’enorme numero di elementi che la città ti mette sotto gli occhi, e ridurli a un disegno unitario, a una forma, in cui rientrano il passato e il futuro».
Innanzitutto, vedere la città e interpretarla, è questo l’input che il celebre testo di Calvino ha ispirato quanti, artisti, urbanisti, architetti, scrittori, filosofi, antropologi contemporanei, storici dell’arte eccetera, hanno scelto di porre la città e le sue dinamiche al centro delle proprie riflessioni. Giuseppe Di Muro è tra questi: nell’arco di poco meno di venti anni i suoi ‘dialoghi creativi’ con l’urbano, hanno interpretato punti di vista diversi sia sul piano del linguaggio, sia sui molteplici aspetti delle tecniche creative. […]
La scelta operata dall’artista, già dai lavori dei primi anni del nuovo millennio, non lascia dubbi, anche perché, con le opere qui raccolte, in particolare le città di Zemrude avvolte dalle ombre nere, oppure quelle invase dal rosso accecante della distruzione, parlano dell’allarmante condizione di paura che fa da filtro all’esistenza quotidiana. Sceglie ancora la ceramica come medium per riprendere un personale dialogo con l’arcaico, con le forme del linguaggio delle nostre origini mediterranee. «Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell’altro – rileva Calvino a chi si appresta ad entrare nella città – però della Zemrude d’in su [dei davanzali, delle tende, delle fioriere che si stagliano sul cielo] senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d’in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri». […]
Zemrude è il luogo della nostra immaginazione, non tanto, sembra voler dire Di Muro, come presupposto progettuale, quanto segnale dell’impossibilità ad aspirare a una dimensione comune, all’arte quale espressione che agisce sulla vita, sulle sue prospettive”.
La mostra è visitabile fino a domenica 15 dicembre.
GIUSEPPE DI MURO è nato a Giffoni Sei Casali nel 1957. Diplomato presso l’Istituto d’Arte di Salerno, studia presso l’Università di Firenze ove si laurea in Architettura. Da anni è impegnato in una personale ricerca artistica che si muove lungo i tracciati della storia attraverso un approccio indicativo dei suoi luoghi e dei suoi linguaggi, riservando un’attenzione particolare alla lavorazione della ceramica, con uno spiccato senso della scultura, che spesso sconfina nell’area dell’installazione. Diverse sono le mostre personali e collettive cui ha partecipato: nel 2005 prende parte alla “Rassegna Internazionale d’Arte Messaggi di Pace” di Atripalda (AV); alla mostra “Tra pittura e ceramica” allestita presso il Palazzo Azione Cattolica di Mercogliano (AV) e “Design Archetipo Ceramiche” tenutasi nell’ambito di “Aperto ‘05”, presso la Fës Minori (SA); partecipa ancora a “L’Arte unisce la Fantasia dei Popoli” presso il Tempio di Pomona (Sa). Nel 2006 tiene la personale “Le Città Invisibili” patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e dalla Soprintendenza per i B.A.A.P.S.E di Salerno e Avellino, allestita a Villa Rufolo, Ravello (SA), a cura di Massimo Bignardi. Nello stesso anno partecipa, in occasione della seconda edizione di “Aperto”, alla mostra Architettura in Ceramica”.
Tra le ultime mostre personali e presenti in rassegne e collettive si segnalano: nel 2018 è invitato alla mostra Garantito Accademia “docenze d’artista”, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Partecipa alla mostra Sessanta 1958-2018 Storia -Testimonianze- Futuro in occasione dei sessant’anni del Liceo Artistico Sabatini Menna allestita al Tempio di Pomona a Salerno. La mostra prosegue dall’11 al 18 novembre a i Luoghi di Pitti negli spazi dell’Ipogeo Niviera. Altamura (BA). Prende parte alla collettiva Objets rituals – scarpe, amuleti e viaggi per l’immaginario – nell’autunno, tenutasi al Museo FRaC Baronissi (SA) nel dicembre 2019, mentre nel 2020 partecipa su invito dell’associazione Opificio Crea al progetto “Il Paesaggio e l’immaginario. La sosta tra il teatro e la marina” conclusosi con la mostra presso la chiesa dell’Addolorata, Complesso monumentale di Santa Sofia (SA). Dalla mezzanotte tra il 5 e il 6 gennaio 2021 tiene on line la mostra personale “Giuseppe Di Muro. I doni” Epifania al Museo organizzata dal Museo FRaC Baronissi (SA). Nella primavera del 2022 partecipa alla mostra collettiva “Kerameikos” allestita presso gli Antichi Arsenali di Amalfi (SA). Dello stesso periodo partecipa all’evento collaterale Buongiorno Ceramica “Clara luce della Ceramica” presso il Chiostro delle Clarisse, Terlizzi (BA). È presente, nell’estate del 2022, con una sua opera grafica presso il Liceo Statale Bonaventura Rescigno nella mostra permanente “Grafica d’arte Contemporanea”.
La donazione di Elisa e Massimo Bignardi – Spazi delle Meraviglie”; è presente nella mostra “Sculture, ceramiche & icone. La collezione del FRaC”, mentre nel 2023 partecipa, della XIX giornata del contemporaneo, il 7 all’evento OpOzzOrOssO, una galleria fra olivi secolari Terlizzi (BA). Di recente è presente nella mostra “Accademia50 generazioni trasformazioni attraversamenti” presso l’Accademia di belle arti di Frosinone, mostra che celebra i 50 anni dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone del 2024 MACA – Palazzo Tiravanti – Frosinone, inoltre è invitato con altri 17 artisti ceramisti da Paolo De Santoli al “Wunder Krammer 2024 Ceramica “PensieriComuniCanti” tenutasi a 2024 a Terlizzi (BA).