Addio Gaetano Pesce: l’architetto, scultore e rappresentante del “Radical design”.

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' 12 - ITALY - Serie UP di Gaetano Pesce UP 5 e 6 al Triennale Design Museum di Milano di Pava è concesso in licenza con CC BY-SA 3.0 .

Il 3 aprile è venuto a mancare Gaetano Pesce, non un comune architetto ma un grande visionario che con il suo genio ha rivoluzionato il concetto di architettura e design. Nato a La Spezia l’8 novembre del 1939, si trasferisce a Venezia presso la Facoltà di Architettura, frequentando anche l’Istituto di Disegno Industriale per poi lavorare in varie città d’Europa come Londra, Parigi ed Helsinki, approdando, infine, a New York nel 1980 dove dimorerà fino alla sua morte. Dal carattere sempre molto raggiante e positivo, la sua indole creativa, accompagnata da un’alta dose di curiosità culturale, lo porta a concretizzare progettazioni architettoniche e realizzazioni di pregio dal contenuto particolarmente estroso, originale e stravagante! Negli anni si lega alla corrente del “Radical Design”, i cui punti salienti sono così descritti dall’architetto e teorico Hans Hollein: “Le definizioni limitate e tradizionali di architettura e dei suoi mezzi hanno oggi perduto in buona parte di validità. Il nostro impegno è rivolto all’ambiente come totalità, e a tutti i mezzi che lo determinano. Alla televisione come al mondo dell’arte, ai mezzi di trasporto come all’abbigliamento, al telefono come all’alloggio. L’ampliamento dell’ambito umano e dei mezzi di determinazione dell’ambiente supera di gran lunga quello del costruito. Oggi praticamente tutto può essere architettura”. Sulla scia della rivoluzione sessantottina, molti architetti e designer, abbracciano questa nuova corrente culturale rifiutando la progettualità razionalista attraverso nuovi e insoliti disegni che riflettono in particolar modo la Pop Art e l’Avanguardia artistica in generale (fine anni ’60 e inizio ’70), avvicinandosi, a fine anni ’70, al design “Neomoderno”.

‘ 12 – ITALY – Serie UP di Gaetano Pesce UP 5 e 6 al Triennale Design Museum di Milano di Pavia è concesso in licenza con CC BY-SA 3.0 .

Nel 1969 Pesce realizza la poltrona UP5_6­­, dal disegno particolarmente stravagante è una vera e propria immagine progettuale che rappresenta anche una sorta di manifesto culturale e politico. La poltrona lanciata dalla Cassina-Busnelli, in commercio fino al 1973, dal 2000 in poi passa alla B&B. Non una seduta tradizionale ma bensì una poltrona dalle forme particolarmente morbide e tondeggianti in materiale innovativo e rivoluzionario: solo poliuretano espanso, che, nelle prime produzioni, si presenta addirittura imballata sottovuoto e di color rosso (oggi si propongono anche nuovi cromatismi come il verde petrolio, il giallo o il blu). Il disegno tondeggiante richiama le forme sinuose di una donna, divenendo il punto focale del designer: la poltrona è, in realtà, una sorta di denuncia sulla condizione femminile dell’epoca, di una donna (ancora oggi purtroppo) vittima di numerosi e ripetuti pregiudizi sotto l’egida del maschilismo imperante e della violenza. Il pouf, invece, ha la forma di una palla sempre in poliuretano espanso a richiamare la sfera di metallo che, un tempo, veniva incatenata ai piedi dei prigionieri: è un paragone voluto dallo stesso designer attraverso il quale denuncia la condizione sociale della donna ancora incatenata a principi assai arretrati! Ecco cosa diceva Pesce progettando tale poltrona: “In quel momento io raccontavo una storia personale su quello che è il mio concetto sulla donna: la donna è sempre stata, suo malgrado, prigioniera di sé. Così mi è piaciuto dare a questa poltrona una forma di donna con la palla al piede, che costituisce anche l’immagine tradizionale del prigioniero”.  In realtà la poltrona UP5_6 è una delle tante (UP chair) che ha realizzato più o meno sullo stesso modello progettuale, precisamente 7 modelli di sedute sempre in schiuma poliuretanica come ad esempio la UP1 dalla seduta più bassa che, lontanamente, somiglia a un globulo rosso visto al microscopio.

Gaetano pesce, up chair 01 di sailko è concesso in licenza sotto CC BY-SA 3.0 .

Seguono la UP2 (che è un pouf), UP3 e UP4 (un divano a due posti) e la UP7 molto somigliante a un piede umano (forma davvero stravagante). Nel 2005 presenta il disegno di un originale divano, la Michetta (il nome gemma dal tipico pane milanese dalle forme indefinite) costituito dall’assemblaggio di più elementi componibili a piacimento.

Gaetano_Pesce_(Michetta)ivano modulabile (2005) per Meritalia, ispirato al tipico pane soffiato milanese CC BY-SA 2.0

Tali elementi sono di forme diverse con sgargianti colori, costituiti da un materiale imbottito in poliuretano espanso con lavorazione esterna in capitonnè.  Pesce realizza non solo sedute, ma anche oggetti di uso comune come, ad esempio, la caffettiera Vesuvio per la Zani&Zani o il modello di una bottiglia per un’acqua minerale francese.

L’Organic Building (1993) a Osaka CC BY-SA 2.0

Come architetto firma progetti sperimentali di particolare impatto visivo come l’Organic Building di Osaka del 1993 con pareti in materiale plastico, il recupero dell’agenzia pubblicitaria Chiat Day di New York nel 1994, la casa di sua proprietà a Baìa in Brasile realizzata con pareti di caucciù e ancora, nel 2008 in Puglia, nel Comune di Pescetrullo, un appartamento realizzato con l’apporto di un misto di poliuretano e casseforme di legno.

Gaetano Pesce Lectures at Columbia GSAPP di GSAPPstudent è concesso in licenza con CC BY-SA 4.0 .

Molte sue opere di design sono esposte nelle collezioni permanenti di numerose città come il Museo d’Arte Moderna di Torino, il Museum of Modern Art di New York o ancora nel Musée des art décoratifs a Parigi. Nel 2022 riceve il prestigioso “Compasso d’oro alla carriera” per la poltrona UP5. Dal 15 aprile (per 8 giorni) saranno esposte, in occasione del Salone del Mobile di Milano nella Biblioteca Ambrosiana, 30 opere del designer, alcune recentissime, dal titolo “Nice to see you”. Così afferma Pesce sul significato del design: “Nella Sala delle Accademie della Biblioteca Ambrosiana mostriamo che il design non è morto. Il design dei vari art director che non hanno ragione d’essere e portano le industrie italiane a ripetere sé stesse senza creatività. Questo non è il design che mi interessa. Quello che vogliamo trasmettere noi è ricco di significato, non solo la forma segue la funzione, ma ha un terzo elemento molto importante, ossia il significato, che può far riflettere a livello politico, socio-economico, religioso, filosofico, comportamentale e personale.”

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