Il mondo dice Addio a Rebecca Horn, l’artista di origini tedesche si è spenta all’età di 80 anni; ad annunciarlo al mondo la Sean Kelly Gallery di New York con cui Rebecca collabora fin dagli anni Sessanta del Novecento, rivoluzionando l’arte contemporanea mediante l’intuito e la precisione che ripone nella sua tecnica, circoscritta all’equilibrio corporale, allo spazio e gli oggetti creativi in uso.
Pioniera della Performance Art, l’espressione artistica che le conferisce la vera libertà espressiva fin dalla giovane età, dopo la prematura scomparsa dei genitori e una presunta intossicazione polmonare legata a materiali artistici per la fibra del vetro, il corpo diventa mezzo espressivo per una profonda connessione con l’ambiente.
Punta di diamante del genio creativo sono gli anni Settanta del secolo scorso che vedono Rebecca in un corpo che acquista valore, un corpo che nel silenzio è espressione di un’arte rivoluzionaria: nasce così un omaggio a Frida Kahlo allacciandosi al corpo delle body extension, l’artista gioca a pronunciare il suo stesso nome e intitola la performance Einhorn Rebecca Horn, camminerà in un campo, fasciata solo delle estensioni, il ricordo della pittrice messicana riporta alla memoria le forme di un animale irreale, un unicorno.
Ad estendersi è ogni parte di sé, il volto, le sue mani, e l’arte supera quel confine della materialità per giungere ad un concetto che non ha vincoli e forme, memorabile la Pencil Mask Rebecca Horn, una gabbia facciale in cui Rebecca si rinchiude, fatta di cinghie orizzontali e verticali fra cui si inseriscono lunghe matite appuntite che permettono all’artista di disegnare durante la performance.
La Body Art di Rebecca Hurn concepisce l’equilibrio che sperimenta nella performanceFiger Gloves Rebecca Horn, in cui l’artista si cinge di guanti dal prolungamento delle dita costituito in tessuto e balsa, ne intravede ispirazione del macabro e dell’alienazione umana la regia di Tim Burton per Edward mani di forbice, prodotto cinefilo culturale che nasce dalla prima riflessione corporea di Rebecca.
L’Italia accoglie nei primi anni 2000 la sua concettualità, aprendosi all’aurea dell’internazionalità e del suo surrealismo, in Campania celebre l’istallazione a cielo aperto in Piazza Plebiscito di neon e ghisa : Le capuzzelle, di difficile accettazione per alcuni cittadini che ne trafugarono delle parti; i 333 teschi della Hurn sembravano sorgere dalla terra partenopea, accompagnate nel lontano 2002 da 77 neon, l’opera che Rebecca generò sapientemente, dal titolo “Spiriti di Madreperla”.
Questa è la rievocazione delle anime del purgatorio, una nuova ispirazione artistica che la Città di Partenope ha regalato all’artista tedesca in quelli che sono stati anni cruciali per il suo ultimo ventennio artistico: sembra che la celebre ispirazione delle capuzzelle in ghisa sia nata da un incontro che l’artista Horn ebbe con due anziani signori in casa loro, nel Rione Sanità a Vico Lammatari: i due parlarono con semplicità dei corpi che giacevano per anni nel Cimitero delle Fontanelle, delle ossa delle anime del Purgatorio e dei loro crani, “le capuzzelle” per cui i devoti pregavano.
Inconsapevolmente, l’Italia e il misticismo partenopeo hanno lasciato in Rebecca Hurn il perenne seme della rivoluzione artistica.
Immagine di copertina.Temporary art installation in Piazza del Plebiscito in Naples. CC BY-SA 3.0