“L’essere umano è mutevole; i suoi pensieri e stati d’animo cambiano, così come le espressioni e persino i lineamenti.
Ed ecco che arriviamo al problema fondamentale del ritratto: se le sembianze di un essere umano consistono in un infinito numero di immagini differenti,quale in particolare dovremmo cercare di catturare?”
Una ricerca infinita quella del celebre fotografo Philippe Halsman che negli anni quaranta del Novecento è il visionario della fotografia, celebrato fino ai primi di settembre al Palazzo Reale di Milano, in una mostra che ne ha tessuto i fili di un ritratto personale, a cura di Alessandra Mauro e in collaborazione con l’Archivio Halsman di New York.
100 le immagini d’archivio che raccontano la storia dell’artista Parigino, capace negli Stati Uniti di fondere la tecnica fotografica alla sua ineguagliabile interpretazione; tutto nel titolo della mostra: lampo di genio, l’intuizione istantanea ma anche una forma nuova di documento fotografico.
Dalla sua controtendenza nasce l’originalità di un viaggio verso volti immortalati con straordinaria sensibilità, dal bianco e nero ai colori vividi dell’istante che si fa eterno: al suo obiettivo sono passate personalità del costume e della politica come John Kennedy, 101 le copertine realizzate per la rivista Life.
Si ricostruisce così la grandezza dei volti dello spettacolo del Novecento, tutti vollero farsi immortalare dall’artista: Marilyn Monroe fra le prime icone a saltare dinanzi al suo obiettivo con una disinvoltura che oggi si fa magnetica, l’artista ne fa nascere un’arte mista al gioco “jumpology”, e dal salto immortalato nell’obiettivo nasce un nuovo modo di fotografare per Halsman, a cui anche i Duchi di Windsor non si sottrassero..
Teste coronate e capi di stato per essere immortalati “saltavano” e dell’istante immortalato restava un ritratto realistico, era un credo quello di Philippe Halsman: “Quando chiedi a una persona di saltare, la sua attenzione è principalmente rivolta a quel gesto e la maschera cade così che appare la persona vera”.
La prima retrospettiva italiana a celebrare l’uomo, come ha confermato Alessandra Mauro curatrice della mostra, e l’artista che ha saputo restituire alla storia ritratti da cui emerge lo scavo psicologico.