La storia di Buenos Aires in un tango

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Taccuino di viaggio —

di Valeria Saggese

Il suono malinconico di un bandoneón mi dice di essere arrivata in Argentina. Eppure, questo strumento indispensabile per il tango, simile a una fisarmonica, fu inventato dal musicista tedesco Heinrich Band alla fine del XIX secolo. Il tango nacque nella regione del Río de la Plata come espressione popolare e artistica, musica e parole accompagnate dalla danza. I suoi maggiori compositori, a partire dai primi anni del Novecento fino agli anni ’40, incluso Astor Piazzolla, sono tutti figli di immigrati italiani e non c’è da meravigliarsi se Buenos Aires è una città in cui davvero ti sembra di essere a casa. Dall’architettura alla gastronomia, alla lingua, il castigliano, ma con tante parole italiane più che spagnole, molti sono i riferimenti all’Italia e alle sue tradizioni. In pochi minuti ci si dimentica delle quattordici ore di aereo e di aver oltrepassato l‘Oceano Atlantico. Davvero il clima è familiare.

La città è in parte coloniale perché in passato faceva parte del regno di Spagna, ma poi acquisisce la sua indipendenza il 9 luglio del 1816. Ed è proprio questo il nome della sua “avenida” principale. “9 de Julio”. È il viale più grande di Buenos Aires e uno dei più ampi del mondo dove si trovano importanti opere architettoniche, ma la bellezza di questa metropoli sta nel fatto che qui convivono diverse culture e civiltà senza circoscriversi in quartieri specifici. La città, che è divisa in quindici municipalità, non ha una little Italy anche se il 50% della popolazione ha origini italiane. In passato gli immigrati provenienti dall’Italia erano principalmente concentrati nei quartieri Boca e Palermo, ma oggi ogni “barrio” è popolato da chiunque.

In Avenida de Mayo, viale che incrocia Avenida 9 de Julio, si trovano i due palazzi simbolo, la Casa Rosada, sede del presidente della Repubblica e il Cabildo, un antico palazzo coloniale che attualmente ospita il museo nazionale della rivoluzione di maggio.

Percorrendo l’immensa Avenida 9 de Julio, si giunge a plaza de la Republica dove fu issata la prima bandiera argentina. Qui, si innalza verso il cielo l’obelisco a cui i porteños sono molto legati e poche centinaia di metri più avanti c’è il Teatro Colón, uno dei più grandi teatri lirici del mondo. Anche questa opera porta la firma di architetti italiani e fu inaugurato nel 1908 con l’Aida di Giuseppe Verdi.

In questa città è tutto immenso e ampio e passeggiare in Avenida 9 de Julio fa sentire piccoli in un paese sconfinato che si estende fino alla terra del fuoco. Allo stesso tempo, si respira aria di casa. Oltrepassando il lussuoso Palacio Paz, si arriva al barrio Recoleta, uno dei più antichi della città, chiamato “barrio parisino” (quartiere parigino). Oltre all’architettura che richiama a quella della capitale francese, c’è un parallelismo anche con il cimitero Père Lachaise, perché come quello parigino, anche questo è meta di pellegrinaggi. A la Recoleta sono sepolti personaggi illustri, tra cui la tanto amata Evita Perón.

Il barrio più grande della città si chiama Palermo perché sorge intorno alla chiesa di San Benedetto di Palermo e si suddivide in due parti: Palermo Soho, frequentato soprattutto dai giovani e Palermo Hollywood, dove abitano molte star della TV. In questo quartiere, così come nel barrio Boca che sorge vicino al porto, si respira un’atmosfera europea. Quest’ultimo, in passato, era popolato da molti immigranti genovesi e fra le strade e gli edifici con colori sgargianti, si respirano arte e musica. Qui, si trovano vecchi club di tango e non perdetevi una passeggiata a Caminito, la strada pedonale che ha ispirato uno dei tanghi più famosi di sempre.

Percorrendo a piedi le stradine, non molto lontano ci si trova immersi in barrio San Telmo, dove tra vicoli stretti e ciottolosi, musicisti e ballerini si improvvisano in tanghi estemporanei. Questa zona è viva anche di notte, infatti Puerto Madero, un tempo quartiere off limits, oggi è un riferimento per la movida. La darsena è ricca di locali e ristoranti.

A Buenos Aires è difficile annoiarsi perché ovunque ci sono eventi culturali. Concerti jazz, rock, di musica classica. Ovunque c’è arte, ci sono spettacoli teatrali.

A Buenos Aires non ci si annoia, ma in questa metropoli del sud America dal sapore italiano le emozioni si fondono ogni istante, anche restando fermi. C’è l’immagine di chi, con gli occhi pieni di speranza, ha affrontato il mare per lunghi mesi, c’è l’immagine di chi ce l’ha fatta a costruire un nuovo mondo e c’è il suono malinconico del bandoneón che dipinge un film di sorrisi e sudore.

 

 

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