La Forza della Responsabilità.

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E’ stato lui… Lui chi? Chiunque va bene, l’importante è che non siamo noi.
In oriente i monaci buddisti quando prendevano un semplice impegno con loro stessi – e ne erano a conoscenza soltanto loro – era considerato un impegno di grande importanza e, se qualche volta non riuscivano a mantenerlo, facevano chilometri a piedi per raggiungere un lago con una cascata ghiacciata: lì si punivano da soli sostando per qualche ora sotto il getto dell’acqua gelida. Alcuni ci hanno addirittura rimesso la vita. Lo facevano per ricordarsi che un impegno non rispettato apre la via a un atteggiamento molto accomodante e superficiale.
Oggi è un piccolo impegno non rispettato, domani sarà qualcosa di molto più serio.
Qui in Occidente, inizia però a toccare l’estremo opposto. Qualche anno fa la maggior parte di noi, prima di dire si ad una richiesta ci pensava un po’, perché un impegno preso anche solo a parole o con una stretta di mano, equivaleva a farci prendere la responsabilità di portare a termine l’impegno preso nei confronti di un terzo.
Oggi, invece, molte volte promettiamo sapendo giacché non manterremo la parola.
C’è chi dice: ho fatto quello che potevo, cioè niente.
C’è chi dice “e che sarà mai, la prossima volta sarò più attento” (ma alla fine sarà lo stesso), c’è invece chi è dispiaciuto e si pente… Ma alla fine non fa niente per rimediare. Piccoli gesti quotidiani che a volte ci fanno sorridere molto, ricordandoci un po’ come si comportano i bambini. Qualche problema potrebbe sorgere quando continuiamo da adulti a scaricare su terzi le responsabilità di tutto quello che ci capita nella vita, esattamente come si faceva da bambini. Questo atteggiamento accusatorio non danneggia i terzi accusati ma principalmente danneggia noi stessi. Quando accusiamo gli altri per le parti della vita che non ci piacciono o per le cose che competono a noi e che non portiamo a termine, stiamo spostando il problema verso fuori, verso l’esterno, verso chiunque ma non su di noi.
Trovare alibi o accusare gli altri ci fa stare meglio momentaneamente, ma sicuramente non porta alla risoluzione del problema. Il tutto non avviene consapevolmente, l’alibi o la giustificazione partono in automatico. Diciamo che siamo diventati campioni mondiali dello scarica barile. Un po’ come fa lo studente che non va bene a scuola ed ha un repertorio lunghissimo di scuse e di alibi.
Pensiamo che prendersi delle responsabilità sia faticoso e difficile, ma prendere consapevolezza delle proprie responsabilità e iniziare ad agire è la strada perfetta per la crescita e la felicità.
Ma perché parliamo di responsabilità? Per vari motivi:
1) Perché prendersi la responsabilità delle proprie azioni e rinunciare a tutte le proprie scuse abbandonando il vittimismo è il primo elemento fondamentale per costruire una vita di successo.
2) Perché è attraverso la responsabilità che possiamo cambiare le situazioni che non ci piacciono e cambiare da subito direzione.
3) Perché la responsabilità ci rende forti e coraggiosi e ci rende chiaro cosa fare e perché.
4) Perché la responsabilità ti farà prendere in mano la tua quotidianità e non subirla passivamente.
5) Perché cambierai finalmente i tuoi risultati.

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