Roma: al Teatro Argentina con Fabrizio Coniglio rivive il valore di Nicola Calipari

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Quando il Teatro semina il Ricordo- di Claudia Izzo-

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Grande successo di pubblico per lo spettacolo “Il viaggio di Nicola Calipari” di Fabriizio Coniglio, andato in scena a Roma, nella cornice del magnifico Teatro Argentina. E’ con grande tatto che l’attore  Fabrizio Coniglio ha portato sulla scena la storia del poliziotto, funzionario calabrese, agente segreto italiano Nicola Calipari, classe 1953, ucciso a Baghdad il 4 marzo 2005 dai soldati americani durante la guerra d’Iraq.

Calipari muore, infatti, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista de ” il manifesto”, Giuliana Sgrena nel luglio 2005. Ed lei che dopo lo spettacolo fa un suo intervento come testimone.

Sono tante le trattative felicemente concluse dall’agente del Sismi nei territori iracheni  per la liberazione delle operatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Non riesce invece a riportare a casa,  Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Boldoni, morendo poi proprio nel tentativo di liberare la giornalista Giuliana Sgrena, facendole scudo col suo corpo. Muore  finito nel mirino del fuoco alleato, americano.

Fabrizio Coniglio porta in scena un episodio doloroso della guerra in Iraq, ma lo fa senza calcare niente, non rincorre il dramma, ma racconta con grazia un pezzo di storia dei nostri tempi, una vicenda italiana e politica fitta di interrogativi ancora oggi.

“Ho scritto questo spettacolo ormai undici anni fa , diretto ed interpretato dalla bravissima Alessia Giuliani e da me. Vuole essere questo, un modo per far rivivere una storia che può farci capire, a distanza di anni, quanto il nostro Paese sia spesso subordinato, in scelte di Politica Estera, a Paesi ben più potenti come gli Stati Uniti. E vogliamo ricordare, proprio in questo momento storico, in cui la figura istituzionale è vista troppo spesso con ostilità, chi come Nicola Calipari, pur essendo il Capo del Dipartimento Ricerche dei nostri Servizi segreti all’estero, ha prima liberato e poi salvato col proprio corpo una cittadina italiana che conosceva da appena venti minuti.”

Un modo per ricordare l’uomo. L’Eroe italiano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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